14/07/2015 News2 Minuti

Rassicurazioni sul nuovo caso di BSE in Irlanda

Sivelp

Confermato in Irlanda il caso sospetto di BSE, Encefalite Spongiforme bovina (impropriamente detta “mucca pazza”) in un animale di cinque anni.

cow_publicLa diagnosi di sospetto era stata formulata agli inizi di giugno ma il 25 giugno si è avuta la conferma. Il caso isolato è stato identificato direttamente in allevamento, senza che l’animale sia entrato in alcun modo nella catena alimentare e gli altri 69 capi presenti sono risultati tutti negativi alle successive verifiche. In Irlanda la patologia fece la sua comparsa nel 1989, I casi registrati sono stati 1650.

Di BSE non si sentiva parlare più da molto tempo perché le misure di contrasto alla diffusione dell’encefalite, originata da particelle sub-virali (prioni), si sono rivelate efficaci. Il morbo provoca difficoltà di deambulazione e disorientamento degli animali, quindi alterazioni neurologiche che poco o nulla hanno a che fare con la “pazzia”. Gli scienziati hanno collegato l’agente causale con la sindrome umana di Creutzfeldt-Jakob (dai nomi dei due scopritori). Il prione resiste a temperature elevate, occorre un’esposizione di almeno un’ora a 132 gradi per una significativa inattivazione.

Il contrasto alla diffusione si è basato sul divieto di utilizzare il tessuto nervoso, essenzialmente cervello e midollo degli animali a rischio, sia nell’alimentazione umana che in quella animale. La sorveglianza non è tuttavia estesa a tutto il pianeta. Il caso irlandese intensificherà le misure di controllo.

La situazione italiana

L’Italia è stata inclusa dal 2013 nell’elenco dei Paesi a rischio “trascurabile”, certificando il successo nell’applicazione delle misure di controllo. Si sono via via rimossi i vincoli inizialmente adottati ed i prodotti italiani sono alla stregua di quelli di altri paesi in pari condizioni, considerati sicuri per il consumo interno e l’esportazione.
L’Istituto Superiore di Sanità ha registrato dal 1993 ad oggi 2107 casi di encefalopatie di diversa natura ma solo 2 riconducibili alla esposizione al prione di origine bovina.