Crisi, Welfare State e Sanità. Congresso nazionale SIVeMP (Frascati). Il SIVeLP, invitato al congresso dei Colleghi Pubblici Dipendenti, ha presentato le proprie istanze
e difeso le posizioni della libera professione anche durante le tavole rotonde dedicate a randagismo e sicurezza alimentare.
Particolarmente apprezzato l`intervento dell`On. Rodolfo Viola, che ha invitato a fare i conti con la realtà della finanza pubblica, quando si chiedono investimenti che i Sindaci non sono in grado di sostenere, per mantenere e curare i randagi e garantire pronto soccorso! Sivelp vuole l`eliminazione del randagismo e non il suo perpetuarsi con creazione di reti di assistenza pubbliche, che invadono il campo della libera professione. Preferiamo un modello di gestione dell`animale vicino a quello nord-europeo, piuttosto che quello del sud-mediterraneo. Non accettiamo una visione di benessere “fatta in casa”, emotiva e lontana da quella interpretata dai Paesi più evoluti. Chiediamo impegno per bloccare zoonosi, attacchi alle persone ed agli altri animali, e danni d`immagine che compromettono le potenzialità turistiche dell`Italia. Abbiamo ribadito il ruolo della veterinaria privata nella filiera agro alimentare, per un meccanismo virtuoso che non sovrapponga il controllore al controllato. Questa è una garanzia fondamentale rivolta al consumatore, come al sistema economico, non per interpretare ruoli di guardie e ladri, ma per promuovere sicurezza e qualità di cui siamo i primi beneficiari e che costituiscono l`ossatura portante di un sistema sostenibile.
INTERVENTO DEL SEGRETARIO SIVELP Dr. Angelo Troi.
La crisi economica non è percepita da tutti nelle stesso modo e non ha per ciascuna componente sociale il medesimo impatto. Ci sono aree del Paese, e settori della società, che subiscono pesantemente da oltre due anni le conseguenze della crisi, senza intravvedere spiragli di sereno, ma non è così per tutti. Entrando nello specifico della medicina veterinaria, è chiaro che servizi, come la tutela della salute pubblica e la lotta alle zoonosi sono sentiti dall`opinione pubblica come principi irrinunciabili (semmai il problema è capire quale ruolo la stessa attribuisca al veterinario, in questo campo). La sicurezza alimentare è già un concetto più sfumato, avvertito in modo violento in occasione di intossicazioni che coinvolgono pluralità di soggetti, ma assai meno compreso nella lotta alle sofisticazioni, alle truffe e nella garanzia di qualità. La salute degli animali, benché molto enfatizzata dai media, ed oggi proposta nella sua astrazione più evoluta, che è quella di benessere, diviene inequivocabilmente per il cittadino un elemento che deve ricondursi all`aspetto economico. Senza generalizzare, potremmo dire che l`animale da reddito è al centro dell`attenzione nella misura in cui il suo benessere contribuisce all`aumento della redditività. L`animale da compagnia rappresenta per la stragrande maggioranza un elemento importante, ma anche uno dei primi destinatari di risorse che possono o debbono essere ricollocate. Vi è poi la naturale tendenza dell`opinione pubblica (almeno nel nostro Paese) a cercare risposte ed intervento dello Stato in ogni ambito, abituata a sentirsi dire che non vi sono risorse, e puntualmente soddisfatta laddove si verifichino opportunità non tanto di rilevante spessore scientifico, quanto di interesse elettorale. Ed anche qui, la medicina veterinaria è documentato testimone di situazioni limite. Come affrontare la situazione? Abbiamo due strade. L`una consiste nel portare a casa il massimo, in attesa che la scure della razionalizzazione ci lasci quello che può. L`altra consiste nel “governare” un quadro di bisogni e risposte, secondo il principio delle risorse contingentate. La prima si affida allo “stellone italico” confidando nel fatto che un evento grave è sempre in grado di ribaltare i punti di vista della gente comune, la seconda richiede responsabilità e programmazione. Quanti pensiamo che siano i cittadini al corrente del fatto che la veterinaria è coinvolta nei processi produttivi, dall`allevamento alla tavola? A mio parere sono molto pochi, mentre moltissimi altri pensano di aver diritto di chiedere che lo Stato si occupi della salute degli animali da compagnia. Ma credo che molti di più, se interrogati sull`opportunità di tagliare un pronto soccorso agli animali o ai cittadini, risponderebbero senza esitazione di chiudere con l`assistenza ai quattrozampe. Da quello che si può vedere il processo economico non è ancora ripartito, se non in pochissimi settori. La disoccupazione è crescente e questa innesca a sua volta un vortice perverso di incapacità di spesa, riduzione dei consumi, e stagnazione delle entrate, per cui le risorse a disposizione saranno in prospettiva sempre minori. Il privato in qualche modo si arrangia; la crisi lo colpisce più o meno duramente ma la chiusura di qualche ambulatorio o il crollo del reddito di chi lavorava in cliniche, allevamenti o scuderie non rappresenta fonte di allarme sociale, semmai sarà un problema per chi li rappresenta e cerca di aiutarli. Se passa il messaggio che la veterinaria pubblica è la stessa di quella privata, cioè che si occupa delle stesse cose, probabilmente nessun amministratore si farà più di tanti scrupoli nel portare avanti tagli consistenti, o spostarne le competenze in Ministeri con contratti meno onerosi. Se invece la veterinaria pubblica saprà sostenere e sviluppare efficacemente, tra le proprie competenze quelle irrinunciabili per la collettività tra le numerose che le sono oggi proposte o attribuite, anche se non immediatamente percepite dall`uomo della strada, (e penso ai campi in cui tutela la salute pubblica e la sicurezza alimentare) avrà un ruolo difficile da mettere in discussione. Quel ruolo, non sarà facilmente “contingentabile”, anche perché concepito dalla legislazione europea come ruolo integrato e distinto tra pubblico e privato. E questo, tradotto in pratica, significa dire al politico che la veterinaria si compone di pubblico e privato, separati ma imprescindibili, e che il ruolo dello Stato in quel pubblico, è un ruolo fondamentale e non derogabile ad altri, tanto meno ad altre figure sanitarie che rivestono tradizionalmente ruoli diversi.
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