26/03/2016 Editoriali3 Minuti

Il dibattito sulla migliore alimentazione

Sivelp

GiraffaIl progresso culturale-scientifico su clima e alimentazione parrebbe creare linee ferroviarie parallele, che non si incontrano mai.
Si parla in uno studio americano di “dieta vegetariana nemica dell’ambiente”, mentre al contrario in Gran Bretagna i vegetali “esclusivi” della dieta salverebbero 8 milioni di persone nel 2050 (sui 10 miliardi di abitanti previsti, forse difficili da sfamare).

Interessante notare che il primo studio proviene da agronomi, mentre il secondo è di zoologi; quasi un ribaltamento dei settori.
Da queste analisi emergono varie considerazioni da approfondire, quali la possibilità di spostare prodotti vegetali da nord a sud del mondo in base alla stagionalità o elaborare un’agricoltura strettamente legata ad un supplemento energetico (serre riscaldate o rinfrescate), oppure superare la necessità medica di determinati aminoacidi di origine animale, in particolare durante la crescita. Non si considera nemmeno che eliminare una specie allevata può di fatto prevederne l’estinzione, a meno che tutti i capi attuali non diventino animali da compagnia.
Per la veterinaria, professione nata per curare animali da lavoro e da reddito -quasi del tutto capovolta in Italia per indirizzarla ad animali da compagnia- si dovrebbe porre il problema di trasformare in vegetariani animali carnivori, verso i quali invece tanta attenzione si pone su aspetti decisamente più banali quali, ad esempio, l’abbigliamento dei pets di casa.

Probabilmente è un pochino riduttivo pensare di cambiare il clima attraverso l’alimentazione. Sarebbe in ogni caso opportuno misurare anche aspetti quali la sostituzione di determinati vegetali non digeribili, con altri adatti all’uomo (aspetto non imposto a molte specie allevate, come i bovini) determinando modifiche della percentuale di piante spontanee e foreste, quindi urtando la produzione di ossigeno e la purificazione dell’aria.

Prevedere il futuro non è propriamente materia strettamente scientifica ma valutare dati oggettivi può aiutare molto. Così scopriamo che spesso siamo informati di quanti diventino vegetariani ma si dimentica il dato opposto, cioè di quanti non mantengano a lungo l’esclusiva alimentazione di origine vegetale, e persino di quanto la sola alimentazione vegetale faccia male alla fertilità e persino ai denti!

In Francia i medici veterinari sono distribuiti sul territorio prevalentemente in associazioni professionali nelle quali viene generalmente garantita l’assistenza per buona parte delle specie da reddito e da compagnia. Per la categoria la situazione economica (disastrosa in Italia) è decisamente migliore, ma anche animali da reddito e da compagnia paiono non di rado in condizioni migliori. Un ragionamento forse da fare da parte di un sistema nel quale la laurea è tra le più costose per le casse pubbliche e delle famiglie, a fronte di prospettive veramente difficoltose per i nuovi dottori e l’intera professione.

Angelo Troi – Segretario SIVeLP
Medico Veterinario e dr. in scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura.