Il Governo sta lavorando a nuove regole annunciate come una “rivoluzione liberale”. Quali ricadute sulla nostra professione? Non abbiamo ancora elementi per valutare le iniziative del Governo. Si parla di ridurre la burocrazia, aggravante indiscussa della competitività italiana. Dobbiamo tuttavia rimarcare l`opportunità di regole che garantiscano equità nella concorrenza. …
Il Governo sta lavorando a nuove regole annunciate come una “rivoluzione liberale”. Quali ricadute sulla nostra professione? Non abbiamo ancora elementi per valutare le iniziative del Governo. Si parla di ridurre la burocrazia, aggravante indiscussa della competitività italiana. Dobbiamo tuttavia rimarcare l`opportunità di regole che garantiscano equità nella concorrenza. Per i veterinari liberi professionisti, il problema si pone nei confronti dell`esercizio di attività dei dipendenti del Sistema Sanitario Nazionale. Possiamo parlare di concorrenza leale quando ad esercitare sono i nostri controllori? Possiamo definire equilibrato un rapporto di mercato con chi potrebbe acquisire clienti in nome del potere di ispezione conferitogli dallo Stato? SIVeLP ha chiesto più volte all`Antitrust di valutare questo aspetto, che ci distingue nettamente dai medici di umana. Certamente il basso reddito della professione veterinaria va riferito in primo luogo al sovraffollamento della nostra professione: siamo ai vertici Europei del numero di laureati. In aggiunta stiamo producendo una quantità di figure che per preparazione sono “parallele” a quella del veterinario: ausiliari e tecnici di ogni specie, per lo più destinati a mercati esistenti solamente sulla carta. Ci sono sfumature di cui cittadini e consumatori non sono pienamente consapevoli. Mentre è normale che il Sistema Sanitario Nazionale abbia strutture “istituzionalmente” esistenti (ospedali, cliniche, ambulatori…) destinate parzialmente alla libera professione dei medici, nel caso della veterinaria si rischia di crearle appositamente, talvolta motivandole senza assolutamente considerare i costi reali che ricadono sulla collettività. Per non parlare del delicato aspetto delle produzioni animali (controllo degli alimenti di origine animale, come carni, latte, prodotti ittici, uova, e molti altri). Qui l`Europa prevede figure nettamente separate a garanzia della qualità: audit da parte del veterinario pubblico ufficiale e piani di autocontrollo da parte dell`imprenditore del settore alimentare. Come è possibile coniugare questi importantissimi aspetti nella stessa figura. Può lo stesso veterinario esercitarle entrambe con assolutà imparzialità? Se cosi fosse, non si sarebbe cercata la distinzione dei ruoli. Forse per questi motivi nei Paesi avanzati la Veterinaria Pubblica fa capo al Ministero dell`Agricoltura. Per il libero professionista non cambierebbe nulla, ma per il Sistema Paese, per i consumatori, per i costi pagati dai cittadini, sono essenziali regole diverse da quelle della medicina umana.
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