L’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Veterinari chiarisce le posizioni normative sui contributi previdenziali relativi a tutte le professioni, spiegando per quale motivo la legge impone, in determinati casi, di versare anche tramite iscrizione alla Gestione separata.
Il comunicato del Presidente ENPAV Gianni Mancuso:
Molto rumore per nulla ENPAV
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l’on. Mancuso pare ignorare che tutto il sistema su cui si basa ENPAV appare volto ad escludere i veterinari a basso reddito, realizzando così una selezione per censo degli iscritti
1) prevedendo l’obbligo di pagare comunque contributi “minimi”- che poi tanto minimi non sono- completamnete sganciati dal reddito reale qualora questo sia inferiore ad un minimo virtuale dall ‘Ente stesso stabilito- cosa che peraltro appare in contrasto col dettato costituzionale
2) concedendo dilazioni o rateazioni di tali contributi soltanto a chi nell’anno ha totalizzato un debito verso l’ente superiore al totale dei contributi minimi medesimi, di fatto escludendo da ogni agevolazione chi non ha guadagnato “a sufficienza”
3) obbligando a pagare detti contributi anche chi non ha partita IVA ed è disoccupato, quindi senza reddito, per il solo fatto di essere iscritto all’Albo
4) suggerisco al riguardo di aggiungere alle motivazioni della richiesta di cancellazione quest’ultima causale: stato di disoccupazione.
5) faccio osservare al senatore che un veterinario “povero” non può liberamente scegliere di iscriversi alla gestione separata INPS, in modo da pagare imposte solo su quello che davvero ha guadagnato: l’iscrizione ad altri enti previdenziali è ammessa solo se sei dipendente (e quindi garantito) o se fai tutt’altro -e volevo vedere!
Che poi sia in atto un tentativo da parte dello Stato di ripianare i debiti INPS inglobando le Casse professionali è innegabile, ma questo è un altro capitolo. le leggi e i regolamenti iniqui vanno cambiati dall’interno proprio per non offrire il pretesto per farlo da fuori magari proprio fondendo Casse e INPS