FNOVI prese posizione (estate 2015) nei confronti di un “MASTER TOELETTATORI” organizzato a Cremona Lettera risposta EV.
Frattanto il sito Report Aziende ha pubblicato gli ultimi dati di mercato della società oggetto del comunicato.
La cifra di fatturato risulta significativa: oltre 6 milioni di euro. Circa 100.000 € la “perdita di esercizio”.
Tanto per fare un confronto, FNOVI raccoglie approssimativamente 1,5 milioni di euro/anno di iscrizioni, corrispondenti a 50,00 € ottenuti dal versamento di ciascun aderente al proprio Ordine Provinciale.
Sono interessanti anche alcune informazioni curiose, seppure lontane dal settore della materia veterinaria: MOL, ROA, ROI, ROS, ROE.
Questi i dati di EV secondo Report Aziende, che pubblica società sopra i 5 milioni di fatturato (clicca per ingrandire l’immagine):
Ovviamente SIVeLP declina qualsiasi responsabilità sulla correttezza di quanto riportato, che peraltro reputiamo sicuramente conosciuto in dettaglio da tutti gli iscritti alle società SCIVAC e ANMVI, cui EV risulta strettamente collegata.
La Medicina Veterinaria italiana si mantiene -per certi versi- molto contraddittoria; dal resto d’Europa risulta un reddito medio decisamente più decoroso (es. Francia). Nel contempo, parallelamente all’attività reale e pratica, si è sviluppata una serie di soggetti “trasversali”, per i quali non sempre è credibile il ruolo di semplice appoggio al mercato. Probabilmente questo avrebbe un senso se gli introiti dei pochi che amministrano, dell’intero Ente e della massa di aderenti, risultassero quantomeno nella medesima direzione.
Molte banche ci hanno dato -purtroppo- un esempio recente di come possa essere illusoria l’immagine di interi settori: elementi economici rappresentati per anni come icone di grande successo; pochi individui che hanno gestito posizioni sul mercato con redditi fantascientifici e (reale maggioranza) semplici cittadini “spolpati” inconsapevolmente.
Se in quei settori è mancata la consapevolezza, speriamo che ciò costituisca un esempio da confrontare ed eludere a 360° nel futuro. Per una professione come quella veterinaria, costosa da produrre e mantenere, il rischio di danni ricade -a ben guardare- sull’intera società.
Il Sindacato denuncia situazioni di categoria devastanti, ma una Nazione dovrebbe porsi il problema più ampio di quanto pesino sulla collettività simili congiunture economiche, in termini di costi diretti ed indiretti.
Angelo Troi- Segretario SIVeLP
Spero di aver capito male, ma mi piacerebbe vederci più chiaro. SCIVAC (Società Culturale di Veterinari federata ANMVI) sarebbe gestita da una Società Consortile a Responsabilità Limitata con un giro d’affari di oltre 6 milioni di euro, cioè circa 4 volte i soldi gestiti da FNOVI?
Con tanti soldi così in ballo dev’essere difficile per chi l’amministra (a proposito, da chi è composto il consiglio d’amministrazione?) prendere decisioni per il bene della categoria quando queste sono in contrasto con gli interessi della società, e quindi in definitiva con i propri. E non credo sia facile nemmeno per FNOVI mantenere la dovuta indipendenza da una realtà con un tale giro d’affari.
Gentile Collega, se la veterinaria fosse gestita da veterinari basterebbe si trattasse di autentici “Interessi di Categoria”, quelli per cui ogni collega si iscrive liberamente ad una società che lo rappresenta. Se l’iscrizione fosse (o è) automatica e gli interessi diversi, o particolari, o di solo una parte dei soggetti, ciascuno può trarne le proprie conclusioni…
Anche in Medicina Umana se ne parla, ovviamente non vale per tutti.
Gli interessi delle società scientifiche: https://www.youtube.com/watch?v=yH31twl5Rak