A fine agosto 2016 è stato approvato un tariffario veterinario a stretto uso e consumo dei tribunali, in quanto gli elenchi di onorari della medicina collegata agli animali sono stati ufficialmente aboliti da anni.
Sono espressi importi medi, privi di IVA-ENPAV e spese varie, e incrementabili dell’80%. Nell’elenco si parla di una serie di professioni sanitarie ma sono esclusi i medici. Loro avevano già delle tariffe, che possiamo paragonare anche per comprendere una porzione di economia della sanità.
Riportiamo quanto stabilito per questa categoria verso la fine del 2014, sottolineando che medici e veterinari pubblici ricadono all’incirca nelle stesse tabelle retributive.
L’opinione comune, insieme alla politica -per certi versi- paiono non collegare facilmente che medico umano e veterinario, quando si tratta di dipendenti pubblici, godono di stipendi generalmente di medesimo livello.
All’opposto, per chi ha partita IVA, è necessario caricare ammortamenti, quote previdenziali, assicurazioni, aggiornamento, ECM, imposte dirette ed indirette, locali o mezzi di trasporto, eventuali salari di collaboratori e personale, affitto, energia, mantenimento delle strutture, telefono, web, strumenti, apparecchiatura medica, farmaci ecc..
In sanità umana privata sono generalmente considerate del tutto normali cifre significative, quali visite (private) che partono da almeno 100 euro.
Invece per la veterinaria passa sulla piazza l’idea di una professione “missionaria”, anche verso proprietari che non hanno alcun limite reddituale particolare. Dunque si crea una categoria di laureati magistrali, tranquillamente tenuti in situazioni economiche tali da non riuscire realmente a ripagare alla collettività il costo effettivo del percorso formativo che hanno seguito. In definitiva -a ben vedere- gli italiani (tutti) mantengono a proprie spese una categoria professionale che dovrebbe e potrebbe essere “contribuente” per la collettività.
Tariffe corrette significa restituire allo Stato quanto ha sborsato per laureare un veterinario, ma anche annullare lo sfruttamento di Colleghe e Colleghi che vengono pagati due euro all’ora, creare delle strutture complesse sostenibili, promuovere servizi con le risorse necessarie a mantenere e sviluppare soluzioni più attuali e moderne, caratterizzare i percorsi universitari con risposte concrete a disoccupazione e sotto-occupazione, ridurre settori di Spesa Pubblica inesistenti in altre Nazioni moderne.
Nella Libera Professione veterinaria, che comprende circa tre/quarti del settore (contro percentuali vicine al 90% in altri Paesi Avanzati) i redditi medi di categoria sono generalmente lontani da un minimo decoroso, oltretutto con un continuo e diffuso sfruttamento dei più giovani (ma non solo). Anche in veterinaria esiste qualche eccezione a livello di bilancio, ma non è la regola cui accedono tutti i Colleghi.
Un confronto sarebbe estremamente utile sia in termini di compensi, che di orari.
La libera professione veterinaria è ampiamente riconosciuta nel resto d’Europa, tanto che gli Ordini esprimono chiaramente i concetti di tariffa in Francia.
DOSSIER COSTO MEDICI E RELATIVE TABELLE
DECRETO COSTO VETERINARI E RELATIVA TABELLA