17/12/2009 Editoriali3 Minuti

RABBIA in VENETO: le Ullss hanno priorità operative, che riguardano i canili, i cani randagi, e quelli di proprietà di persone in difficoltà economiche.

Sivelp

Il comunicato stampa del 16/12 della Regione Veneto in materia di rabbia recepisce dal punto di vista politico le indicazioni del Sindacato dei Veterinari liberi Professionisti. Ci siamo detti disponibili fin dal primo momento a farci carico di una parte rilevante dei costi per dare il nostro contributo nell’emergenza rabbia. …

Il comunicato stampa del 16/12 della Regione Veneto in materia di rabbia recepisce dal punto di vista politico le indicazioni del Sindacato dei Veterinari liberi Professionisti. Ci siamo detti disponibili fin dal primo momento a farci carico di una parte rilevante dei costi per dare il nostro contributo nell’emergenza rabbia. Abbiamo così raggiunto un accordo, cui i liberi professionisti sono liberi di aderire, per dare modo ai cittadini di vaccinare i cani alla tariffa ridotta di 20 euro, mentre la veterinaria pubblica impiegherà le sue risorse secondo precise priorità operative (randagi, canili, meno abbienti). Accordo non facile, visto che la libera professione è soggetta a tutta una serie di oneri e le vaccinazioni costituiscono una voce importante degli studi di settore, raggiunto -tra l’altro- prima di avere sufficienti rassicurazioni dai competenti uffici fiscali. Alla Dirigenza Regionale dobbiamo riconoscere il merito di aver coinvolto per la prima volta i liberi professionisti in una campagna di profilassi obbligatoria, interpretando l’esigenza di uscire dai rigidi schemi di norme create a metà degli anni ’50 -quando la veterinaria libero professionale era solo in embrione-, per adattarsi alle necessità di oggi: veterinaria pubblica misurata sulle esigenze del proprio ruolo di controllo e veterinaria privata, capillarmente diffusa e flessibile, in grado di operare in tempi rapidissimi. Con massima attenzione all’utilizzo responsabile delle risorse. Da questa emergenza scaturisce la necessità di costruire un nuovo sistema di pronto intervento nelle criticità, che codifichi i cambiamenti ed i ruoli, con sinergie in grado di reagire prontamente e senza disorientare gli utenti del servizio. Non vogliamo più vedere professionisti operare in condizioni indecorose, cittadini costretti a code di ore all’aperto, ritardi e voci incontrollate su false tariffe agevolate, pagate in realtà dalla collettività. Abbiamo ancora del lavoro da fare, per riconoscerci -e farci riconoscere- in un ruolo sanitario che sia all’altezza dei tempi e delle aspettative di una professione medica.

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