L’associazione Altroconsumo è parte offesa nel processo per adulterazione di alimenti di Cremona che è iniziato ieri. Commenta il presidente Paolo Martinello: “In questa vicenda sono stati ridotti in poltiglia la tutela della salute dei consumatori, le regole nell’agire di imprese produttive e distributive, il ruolo di garante e controllore super-partes dell’azienda sanitaria pubblica“. Sempre …
L’associazione Altroconsumo è parte offesa nel processo per adulterazione di alimenti di Cremona che è iniziato ieri. Commenta il presidente Paolo Martinello: “In questa vicenda sono stati ridotti in poltiglia la tutela della salute dei consumatori, le regole nell’agire di imprese produttive e distributive, il ruolo di garante e controllore super-partes dell’azienda sanitaria pubblica“. Sempre secondo Altroconsumo, si afferma che “gli amministratori e i responsabili delle due società private accusate dell’attività di adulterazione hanno potuto agire indisturbati grazie alla connivenza di cinque funzionari pubblici del dipartimento di prevenzione veterinaria dell’Asl di Cremona”. Ebbene, i medici veterinari pubblici sono parte integrante del sistema di controlli che deve garantire la sicurezza dei consumatori, l’utilizzo corretto dei farmaci, il controllo delle malattie infettive zoonosiche e tanto altro. Sivelp sostiene da sempre che la veterinaria pubblica deve essere nettamente separata da quella privata, in quanto uno controlla e l’altro è controllato: sembra lapalissiano. Assistiamo invece ad una confusione crescente, direi subdola e strisciante, che attraverso il gioco delle tre carte con i Livelli Essenziali di Assistenza sta mescolando pericolosamente i ruoli. Per prima cosa i LEA in veterinaria esistono da anni e sono quelli che designano i contenuti essenziali che la veterinaria pubblica è chiamata ad assolvere nel suo campo di pertinenza. Si è poi deciso che la veterinaria pubblica deve occuparsi anche di animali da compagnia, inserendo tra i compiti di essa l’assistenza di base ai pet. Si è trovata benevola accoglienza all’idea anche tra i liberi professionisti, che avrebbero dovuto partecipare al progetto con apposite convenzioni e si è parlato di nuovo di LEA, che coinvolgano il libero professionista. Infine si va affermando una terza, pericolosa sfumatura che nulla ha a che fare con le precedenti. E’quella di una medicina veterinaria pubblica fatta a fotocopia di quella dei medici ambulatoriali di umana (accordo SISAC). Ma per i medici non vi è conflitto di interessi e dove questo è presente (vedi dipartimento di prevenzione), è richiesta l’esclusività del rapporto. A favore si dice che è un accordo innovativo, che permette la stabilizzazione dei veterinari e notevoli garanzie contrattuali, per di più in un comparto assai ben finanziato, quindi aperto a molte assunzioni di questo tipo, sottratte alla medicina. A prima vista sembra l’uovo di colombo per risolvere il problema del sovraffollamento della nostra professione: contratti flessibili nell’orario e a tempo indeterminato. Resta tuttavia un piccolo problema: il veterinario che viene assunto per queste mansioni ha svariati compiti di istituto; può ritenersi al di sopra di una sleale concorrenza con i colleghi liberi professionisti, se da questa posizione privilegiata scende a lavorare nel libero mercato? La sua posizione economica ha bisogno di un integrazione reddituale, ma la prevenzione ed i controlli veterinari non sono a compartimenti stagni: le informazioni ed i rapporti che si costruisce lavorando nel pubblico, costituiscono per se stessi un indebito vantaggio nella libera professione. Si parla di incompatibilità garantita, ma come si concretizza? Se si assume un professionista che lavorava come buiatra e viene incaricato di fare assistenza a cani e gatti, con quale esperienza potrà esercitare, e se invece verrà inserito come buiatra nel pubblico, come potrà lavorare poi in ambulatorio da libero professionista? A meno che, non si stabilisca che controlli i macelli di mattina, per poi dedicarsi alla buiatria al pomeriggio, con legittimi dubbi sull’imparzialità di trattamento delle carcasse di animali da lui stesso curati. Insomma, ci sembra un sistema che non sta in piedi, né nel merito, né nella sostanza. Distrugge allo stesso tempo una veterinaria pubblica che noi vorremmo indipendente e non agevolmente ricattabile, sostituendola con numerose figure “a basso costo”, ed una veterinaria privata, che in un contesto di sovraffollamento di tutto a bisogno fuorché di figure “grigie”, che le sottraggano spazi lavorativi. I veterinari che si occupano di piccoli animali devono fare attenzione, perché questa situazione sembra destinata a risolvere in modo demagogico le richieste di prestazioni gratuite sempre più insistenti, ma non attraverso convenzioni, come ci hanno raccontato fino a ieri. Viceversa, introducendo ambulatori veterinari pubblici a tempo parziale, e quindi doppiamente al di fuori delle regole che valgono per i privati, veri pozzi senza fondo a carico delle amministrazioni locali, ma “terremoti” nel mercato del lavoro libero-professionale Non vogliamo figure intermedie. Chiediamo chiarezza ed indipendenza controllore-controllato. Ma per la politica il ruolo del veterinario emerge solo in occasione degli scandali, i consumatori si svegliano solo quando è ormai troppo tardi e si riaffaccia la vecchia figura del veterinario condotto tuttofare.
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