31/05/2007 Editoriali4 Minuti

Vuoi fare il Veterinario? Alcuni consigli per l’orientamento scolastico universitario

Sivelp

Vuoi fare il Veterinario? Alcune cose da sapere. La scelta della facoltà è un passo importante per il futuro di un giovane e le Università presentano spesso i loro corsi di laurea all’insegna delle più rosee prospettive. È un po’ come chiedere all’oste se il vino è buono… ti dirà sempre di …

Vuoi fare il Veterinario? Alcune cose da sapere. La scelta della facoltà è un passo importante per il futuro di un giovane e le Università presentano spesso i loro corsi di laurea all’insegna delle più rosee prospettive. È un po’ come chiedere all’oste se il vino è buono… ti dirà sempre di sì. La nostra professione è molto coinvolgente sotto il profilo emotivo: molti pensano di intraprendere il difficile iter di studi, coniugando l’interesse per la scienza, all’amore per gli animali. A livello di percezione generale, si attribuiscono alla nostra professione prerogative nel campo della gestione e salvaguardia della fauna e dell’interazione uomo-animale che molto spesso non hanno una reale ricaduta in termini occupazionali e di reddito. Oppure sono condivise da molteplici figure professionali, assai più elastiche della nostra quando ci si trova al di fuori dell’ambito strettamente sanitario. La preparazione richiesta deve essere di primo livello, le materie impegnative, ed occorre mettere in conto un periodo di formazione specialistica da intraprendere dopo la laurea, perché il medico veterinario di base avrà sempre meno spazio, data la complessità e l’articolazione delle materie affrontate dalla veterinaria. Diciamo subito che per il Sistema Informativo Excelsior 2006 ( Unioncamere-Ministero del Lavoro), il fabbisogno di veterinari per i prossimi anni è pari a zero. Per chi desidera inserirsi nel mondo del lavoro, questo è un dato importante e sintetizza un trend consolidato che da circa un decennio riflette un esubero di offerta rispetto alla domanda. Un altro piccolo trabocchetto in cui si può cadere, è quello di fidarsi del dato riguardante l’impiego ad un anno dalla laurea. In questo caso, si considera spesso come indicatore di occupazione la semplice apertura di partita iva. La percentuale di veterinari che aprono la partita iva è altissima e questo acclara che non sono assunti da nessuno, per cui tentano la via della libera professione. La libera professione occupa il 70% dei colleghi ( fonte: FNOVI) ed il reddito dei liberi professionisti è in molti casi al limite della sopravvivenza: 10.107 euro di media all’anno (indagine Repubblica a Bologna) con un 35% a reddito zero. A questo si aggiunga che in Italia sono attive 15 facoltà di veterinaria con il 26,6% degli studenti europei ( Nomisma – FNOVI) e secondo la stessa indagine, a cinque anni dalla laurea il 14,4% dei neo-laureati non ha trovato un lavoro con proiezioni a 10 anni del 30% di disoccupati. Medicina Veterinaria è una laurea molto settoriale e non permette di inserirsi agevolmente in ambiti diversi. Per questo il laureato che non trova uno sbocco professionale, difficilmente si potrà riciclare in aree scientifiche contigue. Resta un mistero tutto Italiano il motivo per il quale lo Stato continua ad investire in onerosissime strutture didattiche con la matematica certezza di sprecare risorse finanziarie e umane in una via senza uscita.( SIVELP)

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