Anni di Anagrafe non hanno risolto il problema del randagismo e -a ben vedere- non funziona nemmeno del tutto la stessa banca dati dei pets.
Se confrontiamo i dati dei cittadini italiani con quelli dell’anagrafe canina possiamo trovare delle autentiche curiosità, come differenze cospicue da una media nazionale. Troppi cani inseriti o troppo pochi; caricati in database e mai cancellati?
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E quanto costa agli Italiani?
Da una proprietà poco seria nasce un randagismo radicato e dal randagismo una serie di iniziative di spesa pubblica, quali l’applicazione gratuita di microchip o sterilizzazioni.
Le news nazionali elencano una serie di attività gratis o affidate alle aziende sanitarie. Eppure per le cure si pagano ormai cospicui ticket (sempre che non si tratti di quattrozampe domestici!).
Forse per questo abbiamo quasi dieci volte più veterinari pubblici della Francia?
Oppure pensiamo che questo derivi da un imponente sistema produttivo primario, con allevamenti che portino l’Italia in vetta alla UE? Non ci siamo nemmeno in questa circostanza.
Per la libera professione veterinaria è difficile far fronte a simili dimensioni, specie quando i redditi riportati da numerose fonti sono sempre quelli di partite IVA a regime normale e non di una stragrande maggioranza che rientra nei minimi reddituali (dati reali).
Nelle grandi nazioni l’agricoltura è strategica nel garantire basi concrete ai cittadini. Qui si parla di trasformare, più che di produrre. Dimentichiamo che la produzione di vegetali è anche legata alla stagionalità, aggirata per lo più dall’importazione dall’altra parte del pianeta. Forse conviene riflettere e cercare alternative concrete.
L’impegno dei Liberi Professionisti può essere quello di proporre alternative a un sistema che non funziona e ricade spesso sulla sanità.
Angelo Troi – Segretario Nazionale