Evoluzione della politica zootecnica in Europa: il futuro dell’assistenza veterinaria pubblica e libero professionale
Fra i vari momenti caratterizzanti il “XXXV Congresso Nazionale” della Società Italiana di Buiatria, tenutosi ad Altavilla Vicentina nel maggio scorso, spiccava la Tavola Rotonda incentrata sull’evoluzione della politica zootecnica europea ed i riflessi di questa sull’organizzazione futura dell’assistenza veterinaria italiana pubblica e libero professionale. Il ruolo quindi che dovranno assumere le nostre componenti professionali di fronte ai mutamenti indotti dall’allargamento della comunità europea, dalla globalizzazione dei mercati e dalle nuove tendenze emergenti nella domanda collettiva. Devo dire che la manifestazione ha suscitato molto interesse sia per le relazioni presentate sia per il tema di grande attualità. La relazione, molto seguita, del prof. De Castro (già Ministro del MIPAAF) ha evidenziato gli aspetti positivi e negativi conseguenti alla globalizzazione dei mercati. A titolo di esempio ha riportato l’eventuale inserimento nei nostri ambiti commerciali di paesi come l’Australia e la Nuova Zelanda con prodotti alimentari come il latte a prezzi sensibilmente inferiori rispetto a quelli praticati a livello comunitario. Mentre le nazioni dell’Est europeo, forti di una manodopera a costi irrisori, potranno esportare prodotti agricoli a prezzi sicuramente competitivi con i nostri. Dall’altra sponda dell’Atlantico l’America preme fortemente nell’imporre i propri modelli di produzione, basati sull’utilizzo di tutte le tecnologie più avanzate (vedi i prodotti OGM) che comportano minori costi di produzione e nei confronti dei quali l’Europa ed in particolare quella mediterranea si oppone con grande determinazione. Consapevole che l’introduzione di queste tecniche segnerebbe la progressiva scomparsa di quei prodotti fortemente ancorati a metodologie produttive tradizionali e basate sulla ricerca della qualità e l’affermazione della cultura alimentare popolare.
La globalizzazione deve quindi essere guidata da una politica forte e seria sia a livello europeo che nazionale. La logica della produzione agro-alimentare condizionata dal solo vincolo del profitto deve essere contrastata con la salvaguardia della cultura e delle abitudini alimentari di ciascun paese e della tipicità dei prodotti. La cultura alimentare è strettamente legata alla cultura della salute e quest’ultima alla sicurezza alimentare, principio irrinunciabile per noi europei. Il prof.G. Calabrese ha, infatti, evidenziato alcuni aspetti peculiari del nostro paese. L’Italia si distingue per la notevole longevità della popolazione che non si spiega solo con un sistema sanitario di buon livello, ma soprattutto con un’alimentazione che proviene da una lunga tradizione popolare e che viene apprezzata ovunque non solo per la sua qualità ma anche per gli effetti positivi sulla salute e sul benessere dell’individuo. Questo patrimonio fatto di abitudini alimentari e di prodotti di qualità deve essere quindi fortemente difeso e valorizzato ed il consumatore deve conoscere e salvaguardare questa ricchezza a sua disposizione. La globalizzazione è quindi un’opportunità perché può ampliare notevolmente i confini del mercato dei prodotti tipici mediterranei, ma nello stesso modo, con il supporto di campagne pubblicitarie artificiose e interessate, può convincere il consumatore meno attento ad acquistare prodotti qualitativamente inferiori ma più facilmente accessibili. Gli alimenti standardizzati più economici e più adatti alla grande distribuzione possono soppiantare i nostri prodotti che seppure qualitativamente eccellenti hanno costi di produzione superiori. Il mercato secondo De Castro dovrà competere sulla qualità piuttosto che sul prezzo, concetto di indubbio fascino ma ancora di limitata praticabilità. In tutto questo i veterinari cosa faranno? Hanno provato a rispondere i segretari dei due sindacati italiani. Per il SIVeMP, il dott.Grasselli ha lamentato una scarsa disponibilità di risorse per la veterinaria pubblica che ridimensiona la sua potenzialità operativa in molti ambiti e funzioni. Ha inoltre sottolineato che gli eventuali mutamenti prospettati avranno difficilmente riflessi diretti sui veterinari pubblici attualmente in organico, mentre risulta più probabile una futura riduzione della componente veterinaria pubblica, conseguente al mancato reintegro del personale in uscita per il raggiungimento dell’età pensionabile. Il dott. Dalmonte per il SIVeLP ha esposto il quadro dei prossimi adempimenti rivolti alle aziende zootecniche ed il ruolo che i veterinari liberi professionisti saranno chiamati a svolgere al riguardo, insistendo sulla necessità di un loro maggiore coinvolgimento nella gestione del processo produttivo e nell’applicazione dei sistemi qualità in azienda. Il riconoscimento del ruolo del veterinario aziendale resta ancora un obiettivo da raggiungere, ma i tempi sono oramai maturi, perché è da questa figura e dalla capacità di stabilire un rapporto organico fra le sue componenti (pubblica e privata) che la veterinaria potrà rilanciare efficacemente la sua funzione di servizio per il comparto zootecnico e di tutela per la collettività. Il veterinario aziendale, da profondo conoscitore della situazione produttiva, deve diventare l’interlocutore di riferimento per la veterinaria pubblica nell’applicazione delle disposizioni normative e nella salvaguardia della salute e del benessere degli animali e della salubrità dei prodotti derivati. La presenza continua in l’allevamento gli permette, infatti, di cogliere e valutare tutti gli aspetti di interesse sanitario e di contribuire attivamente alla realizzazione di un’efficace sistema di sorveglianza sulla presenza e diffusione delle malattie infettive per gli animali e per l’uomo. Parimenti di individuare idonei protocolli di prevenzione, con l’adozione mirata di piani vaccinali e di pratiche igienico-sanitarie in allevamento. Negli ultimi anni la sua attività è inoltre orientata ad assicurare con l’allevatore un’efficace gestione del benessere degli animali allevati. Pratica che riguarda sostanzialmente tutti gli aspetti della conduzione aziendale (gestione alimentare, sanitaria, delle strutture e attrezzature, dei sistemi di pulizia e manutenzione, ecc…) e che richiede un approccio sistematico e specifico per ogni situazione. L’allevamento italiano è infatti caratterizzato da un’elevata disomogeneità e solamente un consulente qualificato e profondo conoscitore delle potenzialità degli operatori, delle strutture e delle esigenze degli animali allevati, può realizzare e garantirne il mantenimento nel tempo. Il tutto grazie anche alla costante funzione di addestramento degli allevatori che lo stesso viene ad assicurare. Il dott. Dalmonte ha quindi terminato l’intervento riassumendo i requisiti specifici che tale figura deve possedere e le funzioni alla stessa attribuibili. Questi argomenti, sulla cui validità un po’ tutti concordano, non riescono ancora a trovare presso le istituzioni pubbliche quell’attenzione necessaria per garantirne la formalizzazione.
L’eccezione è ancora una volta costituita dalla Regione Veneto, la quale per voce del dott. Vincenzi, Responsabile del Servizio Veterinario Regionale e presente nell’occasione in qualità di moderatore, ha invece confermato la propria condivisione su quanto esposto, assicurando a breve l’emanazione di un provvedimento al riguardo. Ha fatto quindi seguito l’intervento del dott. Andena, presidente dell’AIA, che ha confermato l’impegno dell’organizzazione degli allevatori italiani nella difesa della tipicità dei prodotti nostrani, vero valore aggiunto da sfruttare in ambito commerciale. Nonostante il momento non certo favorevole che sta attraversando la zootecnia da latte, il dott. Andena ha ribadito la necessità di perseguire l’obiettivo della qualità, auspicando un maggiore impegno da parte di tutte le istituzioni ed organismi rappresentativi per valorizzare e difendere i prodotti italiani in un mercato sempre più competitivo e difficile. La tracciabilità degli alimenti resta un obiettivo importante per informare ed orientare le scelte dei consumatori verso prodotti con origine e percorso certi e documentati. In questo gioca un ruolo decisivo anche il perfezionamento di un sistema di anagrafe del bestiame puntuale e credibile, realizzabile solo attraverso il contributo e la collaborazione di tutte le professionalità interessate. Il dibattito successivo ha coinvolto attivamente presenti e relatori nell’approfondimento degli argomenti trattati, confermando la validità della scelta fatta dagli organizzatori di inserire in programma anche momenti di confronto su tematiche di interesse generale, che hanno significativamente contribuito al successo finale dell’intera manifestazione.
Dr. Arnaldo Azzolin
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