04/03/2002 Editoriali4 Minuti

Il Veterinario d`azienda: ha trent`anni, ma non è ancora nato. Alberto Schianchi riflette sul mancato sviluppo della nostra storica proposta

Sivelp

Se farò domanda utilizzando l’apposita modulistica, l’ENPAV, darà la pensione al veterinario d’azienda? Eppure fra poco dovrebbe aver maturato qualche cosa. È più di trent’anni che se ne parla. Quasi quasi ci provo, se l’Ente paga la pensione a chi, dopo trent’anni e non avendo versato nulla, è incazzato perché prende …

Se farò domanda utilizzando l’apposita modulistica, l’ENPAV, darà la pensione al veterinario d’azienda? Eppure fra poco dovrebbe aver maturato qualche cosa. È più di trent’anni che se ne parla. Quasi quasi ci provo, se l’Ente paga la pensione a chi, dopo trent’anni e non avendo versato nulla, è incazzato perché prende poco, l’Ente, potrà dare la stessa pensione anche a chi non ha versato nulla perché non è riuscito a fare niente e non s’incazza. In fin dei conti è mio fratello se non lo faccio per lui per chi lo debbo fare. Alla fin fine la categoria ha le proprie responsabilità e chi ha responsabilità, si dice, deve pagare. Non è stata forse la classe dirigente veterinaria a bocciare quel progetto che ci avrebbe fatto fare un salto di qualità trent’anni prima di recepire, obtorto collo, la normativa europea senza poi applicarla? Si sa, se c’è una vittima c’è sempre un carnefice. Teniamolo presente alle prossime elezioni di rinnovo dei Consigli degli Ordini. Come mai nessuno, come era invece logico attendersi, in queste fasi convulse in cui abbiamo visto in televisione e imparato da macellai e vari addetti ai lavori (conduttori di caldaie, bollisti dell’industria conserviera e autisti di bisarche) che da oggi la carne è sicura e che con l’anagrafe lo sarà anche di più, ripeto nessuno ha pensato che il nostro utilizzo potesse dare senso e significato ad affermazioni più serie. Siamo o non siamo, ancora per poco tempo, gli unici sanitari (intendo quelli senza rubinetteria) che entrano quotidianamente nella aziende zootecniche? Sono ancora convinto che il nostro impiego nel rendere più sicure le derrate alimentari di origine animale sia quanto meno necessario. Altrimenti legittimo sorge il dubbio. Diamo forse fastidio a quelle due o tre famiglie che si dividono il mercato alimentare o diamo solo e anche fastidio a quelle due o tre organizzazioni agricole e sanitarie. Se cinquant’anni di governi di sinistra hanno portato l’industria alimentare ad una situazione di monopolio, ci possiamo aspettare da parte dell’On. Sirchia e da parte dell’On. Alemanno che ora ci dicano qualche cosa di sinistra? Io ci spero ancora perché sperare è legittimo in una famiglia di sognatori. Che faccio, cosa facciamo, telefoniamo a Lombardi per la pensione oppure all’ONAOSI e lo presentiamo come orfano di Mario? Da una parte lo si pensiona definitivamente, dall’altra anche se un pochino fuori corso lo si laurea. Che facciamo? A parte le battute, crediamo sia venuto il momento di rilanciare con forza la necessità di ufficializzare questa figura professionale, indispensabile anello di congiunzione fra produzione e sistema di controllo nel garantire la massima trasparenza e sicurezza degli alimenti licenziati al consumo. I tempi sono maturi, le situazioni contingenti lo richiedono, la normativa lo prevede ed esiste la piena disponibilità dei colleghi ad assumersi le responsabilità correlate. E’ ora che emergano con chiarezza i dubbi e le perplessità al riguardo e che escano allo scoperto coloro che, pur dichiarandosi pubblicamente d’accordo, di nascosto si adoperano per ostacolarne la realizzazione. E’ doveroso che gli stessi si assumano la completa responsabilità del loro operato sia di fronte nostra categoria, sia nei confronti del comparto produttivo e nei riguardi della pubblica opinione.

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