Viviamo nell’era della tecnologia, per i più giovani è facile muoversi in questo mondo, da sempre sono abituati ad utilizzare la rete… ma per quelli più attempati la rete… evoca sensazioni di piacere se pensano allo sport come il tennis, il volley… e di ansia se pensano alla tecnologia.
Il futuro di internet e l’impatto sulla professione veterinaria
Ma come sarà **_internet_** nei prossimi anni, come condizionerà le nostre scelte, come indirizzerà alla nostra professione veterinaria. Inutile dirlo ma la tecnologia nel bene e nel male ci affianca nella nostra vita quotidiana, usiamo il telefono, mille “app” per gestire la nostra giornata ed anche per complicarcela.
Da sempre usiamo gestionali per la nostra attività professionale che ci consentono di archiviare dati, cartelle cliniche; dall’inizio dell’anno si è modificata la modalità di ricevere ed emettere fatture e da pochissimo è arrivata anche la ricetta dematerializzata… la cosi detta REV.
Gestione dei dati e nuove tecnologie
Che ci piaccia o no finiremo tutti nella rete o meglio ci siamo già e quindi consapevoli di esserci possiamo solo imparare ad usarla al meglio. In rete viaggiano milioni di dati e vi rimangono per un tempo lunghissimo, esistono aziende che si occupano di “lavare” i profili di personaggi importanti.
Dalla rete i Job Description, all’italiana i responsabili delle risorse umane, raccolgono informazioni sui profili dei candidati all’assunzione, dei ricercatori e dei professionisti. Facendo una ricerca su web si ottengono tantissime informazioni, anche fake news, ma in ogni caso dati che un libero professionista dovrebbe imparare ad utilizzare.
Un interessante articolo scientifico veterinario “Etre chercheur au 21ème siècle dans un environnement numérique” (www.researchgate.net/publication/327386101) esamina tutta la rete e offre indicazioni al professionista su come creare un profilo scientifico che esalti le proprie competenze.
Inutile segnalare, che il modello veterinario francese libero professionale ancora una volta si presenta vincente su quello italiano, sia per redditi e sia per educazione alla tutela del professionista nonostante subiscano un controllo professionale dalle istituzioni molto capillare.
Controllo che in ogni caso è meno sanzionatorio di quello italiano e che consente al veterinario libero professionista di lavorare in un settore che riesce a garantire un redito dignitoso.
La realtà della professione veterinaria in Italia
Nella realtà italiana, tutto è diverso. Al professionista veterinario viene continuamente richiesta più professionalità, una maggiore assunzione di responsabilità a cui consegue un aumento di adempimenti burocratici, controlli e sanzioni.
In una società moderna questo si chiama progresso… ma nel nostro caso questo progresso non è accompagnato da un aumento adeguato del reddito. Basta consultare i dati dell’Agenzia delle Entrate sugli studi di settore o dell’ENPAV per avere un’idea in che fascia si colloca il nostro reddito.
Il dovere di un professionista è implementare con la sua professione il progresso ma allo stesso tempo ha il dovere di far prosperare la propria attività perché altrimenti non si possono garantire adeguati standard di lavoro ed un etica professionale. In questo contesto anche la discussa REV (ricetta elettronica veterinaria), che il SIVeLP continua a mettere in discussione auspicando continue correzioni della procedura in essere, immette in rete tanti dati, che potremmo imparare ad utilizzare per trarne un profitto.
In effetti potrebbe essere interpretata, come vedere un bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, ma sta a noi capire cosa portare a casa… Consapevoli che l’impiego della REV è giustificato nelle produzioni ed andrebbe riformulato per i piccoli animali, allo stato attuale possiamo evidenziarne le criticità ed aprire ulteriori capitoli che vedono come attori, tra le parti sociali chiamate in causa, anche i medici veterinari.
Analisi dei dati e impatto sulla salute pubblica
Attualmente i dati che si possono esportare dall’uso della REV e nell’esplicito dal registro delle ricette sono ben pochi ma sarebbe estremamente importante poterne accedere ed averne un utilizzo migliore e completo. Il professionista potrebbe in questo modo estrapolare un andamento del suo lavoro e dei suo collaboratori, capire come la sua educazione scientifica è orientata per il trattamento del problema, il così detto POA point of action.
Per quanto possa sembrare inutile, nell’era del XXI secolo in cui tutto va in rete e tutti utilizzano la rete, diventa importante imparare a trarre un profitto anche da quei mezzi di lavoro imposti che non hanno soddisfatto la categoria. Un altro aspetto importante nell’analisi dei dati è la corrispondenza e la distribuzione degli stessi, soprattutto quando si vogliono utilizzare per sorvegliare e vigilare aspetti sanitari.
Il SIVeLP ha evidenziato criticità sui dati attualmente raccolti che non rispecchiano il reale andamento delle prescrizioni sanitarie e dell’effettivo consumo del farmaco. Se i dati raccolti sono coerenti con l’effettiva somministrazione dei farmaci possono evidenziarne l’impiego nelle produzioni e contribuire a salvaguardare la salute del consumatore.
Per quanto potrà sembrare assurdo, ad una prima lettura, è possibile trarre un vantaggio da ciò che inizialmente viene recepito come un inutile. Sta a noi veterinari riappropriarci dell’etica professionale che deve consentirci un reddito dignitosi, l’indipendenza di pensiero scientifico, determinatezza nelle scelte imprenditoriali ed una lungimiranza sugli aspetti futuri della nostra professione veterinaria.
La medicina veterinaria è in evoluzione come lo sono le parti sociali per cui è importante una coesione di categoria che dovrebbe riconoscere nel SIVeLP l’istituzione sindacale che focalizza il suo impegno per il riconoscimento del Veterinario libero professionista come figura integrante ed indispensabile nel sistema della tutela della salute pubblica.
Autore: M. Paola Cassarani
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