Alla pubblicazione dei dati sui redditi si grida allo scandalo per le basse denuncie di chi ha partita iva, rispetto ai lavoratori dipendenti.
La polemica è puntuale da anni.
Come se “partita iva” fosse sinonimo di “padrone”. Sivelp denuncia sistematicamente una situazione difficile, confermata da autorevoli quotidiani. Nel cosiddetto “popolo delle partite iva” comprendiamo diverse figure.
I giovani non assunti che collaborano più o meno occasionalmente con chi riesce a fornirgli un reddito da consulenza. I laureati in professioni fuori mercato, stretti tra l`alternativa della disoccupazione e la prospettiva, spesso illusoria, di darsi una posizione fiscale per raccogliere quel poco che si può.Chi esercita due o tre attività perché abita in aree dove è impossibile sopravvivere con un solo lavoro, come capita a tutti gli agricoltori e allevatori non a titolo principale, che integrano il loro reddito con altre occupazioni, e guai se non fosse così. Nelle Partite Iva ci sono anche le 11.615 attività chiuse per fallimento nel 2011, rendicontate dalla Cgia di Mestre.
Chiunque ragioni sui dati deve ammettere che con la riduzione dell`attività industriale e il cambiamento del mercato del lavoro, i numeri delle partita iva sono notevolmente aumentati ed in Italia deteniamo un vero record europeo con circa 9 milioni di posizioni, contro 11,6 milioni di dipendentiIl confronto sul reddito dipendente/autonomo è poi concettualmente sbagliato: non parliamo di categorie omogenee.
Il dipendente ha una busta paga abbastanza chiara, che sarebbe ancor più chiara se gli mettessero in mano anche i contributi previdenziali che gli versa il datore di lavoro, come in molti altri Stati. Ma provate a confrontarla coerentemente con un sistema complicato e contorto, con detrazioni parziali e tasse sulle tasse ed un`imposizione fiscale del 55%. Col rimanente dobbiamo coprire i costi e gli investimenti (che approssimativamente possiamo stimare sul 30% di quanto incassato).
Rimane un misero 15 per cento. Vuol dire che per avere 15.000 euro di reddito dobbiamo fare visite per 100.000 euro, oppure ridurre spese ed investimenti.Solo nella nostra professione il 10% dei liberi professionisti ha un reddito zero o negativo.Purtroppo, a differenza di quanto succede in altri settori, un laureato senza reddito è una sconfitta anche per lo Stato che ha investito risorse ingenti nel prepararlo.
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