LA RICERCA E GLI ANIMALI
In merito all’attuale contesa tra coloro che hanno preso d’assedio la sede di Greenhill a Montichiari e la struttura, accusata di allevare cani beagle allo scopo di rivenderli alle aziende che praticano la sperimentazione, il SIVeLP, Sindacato Italiano Veterinari Liberi Professionisti, non ha intenzione di schierarsi in questo confronto con ulteriori e più o meno condivisibili prese di posizione. Ma vorrebbe invitare a una riflessione che nasce da un approfondimento scientifico e dall’esposizione di una realtà oggettiva, monitorata da professionisti della medicina veterinaria.
Nel nostro Paese esistono regole precise. Tutti i farmaci, senza eccezione di sorta, che siano destinati all’uomo o all’animale, prima di essere immessi in commercio e quindi distribuiti con la responsabilità che ne deriva, devono essere obbligatoriamente sottoposti a rigidissimi controlli che prevedono anche una lunga sperimentazione. Cosa può succedere se un farmaco destinato alla terapia per gli animali o per gli uomini si somministra senza averlo prima sperimentato? Potremmo dire che il primo veterinario o medico che lo usa, di fatto, lo sta testando. Sarebbe sempre la prima prova su animali o persone, ma con una pratica priva dei dovuti controlli e accertamenti e senza una raccolta di dati pianificata, con il rischio di reazioni avverse e conseguenti gravi danni alla salute degli stessi esseri viventi.
Anche oggi, a volte, si scelgono realtà, come i canili, in cui sono presenti determinate situazioni particolarmente significative, dove vengono somministrati farmaci, ad esempio antiparassitari.
Si tratta sempre di medicinali già testati, il cui utilizzo viene percepito come un aiuto per gli animali e non certo come sperimentazione.
Purtroppo, rendendo invisa questa necessità scientifica si incorre nel rischio di trasferire altrove la ricerca, in contesti meno avversi ma anche meno controllati, perdendo anche e soprattutto le garanzie di difesa dell’incolumità, riducendo così le garanzie degli animali stessi che vorremmo difendere.
Le terapie che oggi noi applichiamo, in particolare agli animali da compagnia, derivano anche da protocolli testati per il genere umano, la quale efficacia è stata sperimentata sugli animali. In qualche modo risulta spesso che la ricerca fatta per l’uomo presenti valide soluzioni terapeutiche da destinare agli animali stessi. Sarà meglio tenersi in Italia medici e ricercatori che applicano metodi scientifici con leggi che ne regolano i comportamenti (il benessere animale verificato da veterinari esperti) o lasciare ad altri il problema, al di fuori del controllo delle nostre leggi?
Dott. Angelo Troi – Medico Veterinario –
Segretario SIVeLP Sindacato Veterinari Liberi Professionisti
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