Il tavolo di programmazione è stato un un flop. Il Ministero dell’Università ufficializza i numeri degli accessi a veterinaria: poco meno di mille.
Per il SIVeLp la professione è tornata a casa con le pive nel sacco per l’ennesima volta, battuta da logiche diverse. A questo punto sarebbe meglio abolire del tutto il numero chiuso.
Nella nostra professione è un falso problema, lo diciamo da anni; addirittura contribuisce ad accrescere il malinteso. Ci conferisce quella falsa immagine di “casta” che, insieme all’appartenenza ad un Ordine professionale, rende probabilmente appetibile la nostra professione a studenti e genitori vittime di informazioni distorte. Salvo poi accorgersi a proprie spese, una volta iniziata la professione che varrebbe la pena stilare un bilancio onesto degli oneri ed opportunità che ne derivano.
Poco importa se questi “privilegi” sono solo apparenti, se il mercato del lavoro è saturo, i redditi rasentano la vergogna, il malessere nella categoria è fortissimo, le nostre istituzioni sono totalmente ignorate.
Il vero conflitto di interessi resta in questa programmazione fasulla in cui si chiede all’Università se vuole ridurre il suo “prodotto” cioè i laureati , controsenso lampante. Oppure alle Regioni di quanti veterinari hanno bisogno, salvo poi lasciarli puntualmente a casa, perchè nessuno è chiamato a rendere conto di quei numeri e dei fondi pubblici che fanno sperperare. Se lo Stato vuole rendere un servizio ai suoi cittadini informi correttamente chi si avventura nei corridoi delle facoltà sulle reali opportunità occupazionali. Gli sudenti vadano a vedere i redditi medi resi pubblici dagli enti previdenziali, confrontino il numero di chi cerca lavoro con le offerte disponibili. Analizzino la percentuale di “partite iva” in una determinata professione: se sono troppe devono destare allarme, perchè potrebbero essere false e la mancanza di lavoro dipendende è indice di impossibilità economica di sostenerlo.
Finchè nella società resterà quest’immagine del veterinario da telefilm, “missionario” perchè non è un medico professionista, e gratuito perchè la sanità veterinaria è gratuita nella percezione dei cittadini (poco importa se a pagare salato questo servizio è lo Stato, quasi sempre) non cambierà nulla. La nostra è una professione “protetta” solo di nome.
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