Si erano dati tempo fino al 13 agosto per riformare gli Ordini, lo prevedeva il decreto Tremonti 138/2011. Ora è legge.
Da un lato apprezziamo l’attenzione del Governo per le professioni intellettuali; 2,2 milioni di professionisti attendevano novità significative. Dall’altra, come per le Provincie, si parla più di riassetto che di riforma ed in sostanza i cambiamenti sono ben poco significativi.
I principali:
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Tirocinio obbligatorio per le categorie che lo prevedevano. Durata massima 18 mesi.
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Assicurazione di responsabilità professionale da stipulare entro 12 mesi.
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ECM. Confermata la necessità di formazione continua post-laurea.
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Disciplina. Separazione tra chi amministra l’Ordine e chi ne attua i procedimenti disciplinari. Il Consiglio di disciplina sarà nominato dal presidente del tribunale territorialmente competente.
A parte l’ultimo punto, che potrebbe portare ad un raddoppio dei costi per il mantenimento degli organi ordinistici -di fatto duplicati-, non ci sono grandi differenze e molti gridano già alla vittoria della “casta”. Avremmo preferito una riforma all’insegna del contenimento della spesa, mentre si va nella direzione opposta. Ci preoccupa la norma sull‘ECM, quella perversa previsione di formazione continua post-laurea che si è evidentemente avvitata su sé stessa, creando un sistema inaccettabile per il libero professionista, che deve adempiere autonomamente, senza il sussidio pubblico, sia in termini di tempo che di risorse economiche.
Così commenta Roberto Orlandi, degli Agrotecnici: Nell’art. 7 sulla formazione continua – dice Orlandi – il governo insiste pervicacemente a mantenere, e francamente non si comprende come ciò sia possibile, una formulazione diversa da quella prevista dalla legge autorizzante, la quale ultima affida esclusivamente ai Consigli nazionali il potere di emanare Regolamenti sulla formazione continua; lo schema di dpr subordina invece l’autonomia dei Consigli nazionali al ‘parere vincolante’ del ministero vigilante benché la legge autorizzante escluda una tale possibilità. Questo aspetto era già stato oggetto delle veementi critiche degli Ordini professionali (agrotecnici in testa) e dello stesso Consiglio di Stato; facile intuire che, se il governo non rinuncerà alla pretesa, il dpr sarà impugnato in sede giudiziaria”(ADNKRONOS). Le ambigue disposizioni sulla formazione continua, piuttosto che determinare un corretto approccio all’aggiornamento per il libero professionista, si sono troppo spesso trasformate in un ECMficio, intreccio di interessi formativi, mercantili e di rappresentanza che probabilmente non ha eguali in altre realtà professionali. Interesse evidenziato dall’assordante silenzio che accompagna tali obblighi nella nostra realtà.
Nonostante più o meno condivisibili pressioni dell’opinione pubblica e di autorevoli organismi internazionali, pare proprio che il termine semplificazione rimanga bandito dal vocabolario, almeno fino a quando potremo permettercelo.
Dr. Angelo Troi – Segretario SIvELP
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