Veterinari oggetto di accuse, violenza verbale, minacce, intimidazioni anche attraverso i social-network.
Veterinari pubblici diffidati dall’applicare il microchip, elemento fondamentale nella tracciabilità e lotta al randagismo, altri messi all’indice addirittura per collaborazioni (vere o presunte) con il Tribunale.
Ma non è un fenomeno che riguarda solo i veterinari, sul web ci sono commenti feroci contro agenti del Corpo Forestale dello Stato che hanno applicato una sanzione per un cane senza profilassi contro la rabbia, e molti giornalisti rifiutano di esprimere le loro opinioni o affrontare argomenti riguardanti gli animali; allevatori e produttori di alimenti devono preoccuparsi della sicurezza propria e dei loro animali.
Viene persino indicata la sede lavorativa o il domicilio dei colleghi per ricattarli, spostando la clientela o lasciando intendere ben più pesanti conseguenze (lo scrivente ne è stato vittima dopo una trasmissione di Pomeriggio 5).
L’escalation della violenza è preoccupante ed i metodi fin qui applicati potrebbero portare, se non suggerire, atti inconsulti anche con gravissime conseguenze. Dobbiamo attendere l’irreparabile per ritornare ad un confronto civile?
Anche la nostra categoria ha le sue responsabilità. Il codice deontologico a partire dall’ Art. 1 che recita: Il Medico Veterinario svolge la propria attività professionale al servizio della collettività e a tutela della salute degli animali e dell’uomo, viene puntualmente strumentalizzato, tralasciando l’ultimo sostantivo, e le prese di posizione di FNOVI non sono sempre così chiare, nette e imparziali verso tutti gli iscritti. La difesa dei Colleghi pare filtrata da valutazioni di opportunità momentanea o forse personale, che lasciano spazio a varie interpretazioni. Anche in un contesto prettamente sanitario, l’autonomia della professionalità del medico pare rappresentare un aspetto secondario e la figura del veterinario “missionario” non viene per nulla messa in discussione.
Il prezzo che la categoria paga alla visibilità mediatica o alla pubblicità, sopravanza enormemente i vantaggi, oltretutto contribuendo a creare una figura professionale da libro delle favole e attirare studenti verso una laurea a prospettiva zero. Chiediamo coerenza ai Colleghi perché i legittimi contrasti ideologici dei cittadini siano indirizzati nell’alveo di una dialettica civile e non si estremizzino posizioni che danneggiano fortemente -anche sotto l’aspetto reddituale- il nostro spazio occupazionale. Alle autorità preposte chiediamo controllo maggiore, per garantire l’esercizio di diritti legittimi non ultimo il diritto al lavoro.
Dr. Angelo Troi – Segretario SIveLP
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