L’invito è ovviamente a firmare la petizione che in questi giorni è proposta da parte della veterinaria e chiede la riduzione dell’IVA sulle relative prestazioni.
Non si dica, (per carità!), che SIVeLP non appoggia una qualsiasi proposta che può in qualche modo recare vantaggio alla categoria. Così come non abbiamo mai negato la solidarietà a chi si è trovato in situazioni in cui la veterinaria è stata messa in discussione da critiche infondate o minacce. Con imparzialità, riteniamo, senza annusare l’aria per seguire la traccia dell’opportunità o della convenienza mediatica.
Vorrei tuttavia far riflettere i Colleghi più avveduti su alcuni aspetti della questione, pur auspicando indiscutibilmente il massimo successo all’iniziativa.
Tentamila firme possono sembrare molte, di primo acchito, ma rivelano in realtà una disarmante impotenza. Abbiamo almeno 12 milioni di cani e gatti in Italia, cui si aggiungono più di 220.000 allevamenti, che pure avrebbero un qualche vantaggio nella riduzione delle spese veterinarie. Potremmo dire, con uno sforzo di approssimazione, che si vanno a toccare 25 milioni di concittadini, tra proprietari, familiari e persone coinvolte per motivi imprenditoriali nella gestione di animali.
Cosa sono 30.000 firme?
Onestamente paiono una goccia in un lago, ma potrebbero anche avvelenare l’acqua, cioè portarsi dietro l’effetto opposto a quello voluto. Dimostrare debolezza.
Non si poteva scegliere momento peggiore, mentre il Governo taglia i fondi ai malati di SLA, per sollevare il problema della spesa veterinaria. Anche lo stesso strumento di raccolta delle firme pare mal preparato. Ci sono siti specializzati da anni nella raccolta di firme e nella diffusione di petizioni. Voler far da soli suona un pochino come pretendere di fare concorrenza ai grandi motori di ricerca nel censire gli ambulatori veterinari. Tempo perso.
Neanche come trasparenza nei confronti dei consumatori saremmo messi bene. Ipotizziamo per un momento che l’iniziativa, come ci auguriamo sinceramente, vada a buon fine nonostante i macroscopici errori di impostazione. Cosa farebbero i Colleghi di fronte agli ostentati proclami ? Dovrebbero ridurre, per coerenza, del 10-20 % i propri tariffari (a seconda della nuova aliquota IVA applicata). Mi pare sinceramente improbabile.
Non manchiamo di dare sostegno all’iniziativa ma chiediamoci, qualora non dovesse andare a buon fine, se non sia tempo di porre termine agli innumerevoli “inchini” che qualche presunto comandante della categoria continua a fare da anni. Talvolta con qualche vantaggio per gli affari della propria compagnia, il più delle volte inutile o dannoso per i passeggeri.
Rischiamo che non ci resti nemmeno uno scoglio su cui abbarbicarci.
Angelo Troi
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