La storia parla di un tale Galileo Galilei, che costretto ad abiurare alle sue “pericolose” tesi sulla terra che gira intorno al sole, avrebbe esclamato subito dopo il processo –eppur si muove!-, riaffermando le sue convinzioni.
Galileo fu sottoposto a giudizio nel 1633 per aver sostenuto un’evidenza scientifica -l’eliocentrismo- che i giudici confutarono:« che il Sole sia centro del mondo e imobile di moto locale, è proposizione assurda e falsa in filosofia, e formalmente eretica, per essere espressamente contraria alla Sacra Scrittura;che la Terra non sia centro del mondo né imobile, ma che si muova eziandio di moto diurno, è parimenti proposizione assurda e falsa nella filosofia, e considerata in teologia ad minus erronea in fide »
Galileo è considerato uno dei fondatori del metodo scientifico che, attraverso esperimento e dimostrazione, produce delle verità.
Mi stupisco, me ne scuserete, quando le definizioni ed i concetti acquisiti, che pure in una società tecnologicamente avanzata e piuttosto scolarizzata, sembrano essere alla portata di tutti, vengono platealmente disattesi. È così che molte leggi attuali parlano di “animali” con tanta disinvoltura da offrire il fianco ad interpretazioni assurde o ridicole, omettendo quel tanto di precisione terminologica da evitare che una tenia venga trattata come un cavallo. Persino il codice della strada, che ha voluto normare il sacrosanto dovere di prestare soccorso ad un animale coinvolto in un incidente, ha finito per produrre delle aberrazioni, a partire dal dover viaggiare con un manuale CITES per sapere se abbiamo di fronte una specie protetta, da reddito o d’affezione. Per non parlare di obblighi senza una proporzionalità, che potrebbero determinare un grave rischio per l’incolumità dell’improvvisato soccorritore di un animale dolorante o esposizione ad ulteriori pericoli determinati dalla circolazione stradale. Situazioni che il buon senso eviterebbe, come quelle di donne sole alla guida costrette a fermarsi in circostanze che ne mettono a repentaglio la sicurezza o quella di passeggeri in tenera età. Senza parlare delle conseguenze di spesa pubblica, minimamente valutate nella stesura del testo per la relativa copertura, con buona pace dell’ultimo comma dell’articolo 81 della Costituzione “ogni altra legge che importi nuove e maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte” e di contenziosi derivanti dalle sanzioni, quasi sempre applicate da solerti agenti cui fosse richiesta assistenza. Non dimentichiamo che l’intervento di veterinari pubblici rappresenta comunque una spesa del sistema sanitario, e che è a carico dei cittadini la prestazione su animali senza padrone o di specie protette. Per gli animali da reddito o d’affezione vi è invece molto spesso una sana sequela di controversie legali tra chi presta il soccorso, il legittimo proprietario dell’animale ed il veterinario malauguratamente coinvolto con interventi eccessivi o insufficienti a seconda dell’interesse delle parti.
Anche dividere il regno animale e quello vegetale sulla scorta di definizioni come quella di “essere sensibile” non trova giustificazione nelle galileiane disposizioni. La sensibilità, come capacità di risposta a stimoli, è assodata per animali e vegetali. Il LINV, International Laboratory of Plant Neurobiology, ha dimostrato fondatezza scientifica nel concetto di intelligenza dei vegetali ed il prof. Stefano Mancuso, studioso della materia, giunge ad ipotizzare come imprescindibile una sorta di percezione algica da parte di organismi viventi che raggiungono tanta e tale complessità. Benché non esista più l’Inquisizione, o almeno non sia nettamente categorizzata, vi è un rifiuto ideologico a riconoscere queste ricerche, in quanto metterebbero in discussione concetti molto alla moda nella società post-moderna, quali il rapporto con gli animali e la legittimazione etica a specifiche fonti di cibo. Serviranno ancora dei secoli per accettare ciò che è confermato? Eppur si muove!
Angelo Troi
Nessun tag disponibile per questo articolo.