Lo diciamo con voce sommessa, scusandoci in anticipo se dovessimo aver ricevuto dati sbagliati. (Dopo lo spiacevole incidente dell’ “Audizione”-veterinario-aziendale in cui fummo accusati -in due- di aver capito male, con tanto di ventilata querela… prudentia oportet).
Pare che FNOVI abbia accantonato la ragguardevole cifra di 180.000€ nell’ultimo bilancio. Non siamo in grado di rendicontare cifre esatte: non le abbiamo trovate pubblicate. Tanto meno i dettagli di spesa, immersi in CAPITOLI piuttosto ermetici.
Per i colleghi che non ne fossero al corrente, ciascun iscritto versa alla Federazione, per tramite del proprio Ordine di appartenenza, una quota annuale di circa 50€. A spanne, calcolando 30.000 veterinari, il totale si aggira su un milione e mezzo all’anno, con un incremento di 50.000 euro all’anno, dovuto ai nuovi iscritti.
Quale destino per i fondi accantonati?
Si parla di una nuova sede, in quanto l’attuale non soddisferebbe più le esigenze dell’Istituzione.
Noi chiedemmo un segnale a favore dei molti Ordini che hanno scelto di non far pagare la quota di iscrizione ai giovani colleghi in difficoltà, proposta che oggi estenderemmo senza timore anche ai numerosi “non più giovani” in ristrettezze economiche. Infatti attualmente gli Ordini in questione sono comunque costretti a corrispondere alla Federazione la quota spettante, che dovranno quindi richiedere all’iscritto o “ridistribuire” sugli altri.
Legittime scelte li destinano altrove.
Nonostante dati oggettivi di reddito che sfiorano i 15.000,00€ per il totale degli iscritti Enpav (meno di 1/4 di quanto percepito dai medici), e 570,00 euro al mese fino a 29 anni, non sembra farsi strada la consapevolezza della difficoltà economica di molti veterinari. Non si sente, parrebbe, l’utilità di trasparente parsimonia nell’esigenza di risorse da parte di un’Istituzione obbligatoria.
Se non ci crediamo noi che la Categoria è in difficoltà, dovrebbe forse crederci chi ci guarda dal di fuori? Dall’esterno non si fanno problemi a continuare a pretendere nuove tasse e nuovi adempimenti; l’opinione pubblica ha ormai sedimentato il sillogismo professionista=evasore. Dall’interno ci aspettiamo -vorremmo che i colleghi non avessero timore a reclamarlo- qualche segnale di sensibilità in più.
Angelo Troi – segretario SIVeLP
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