Nel giorno di “Non c’è Futuro senza Ricerca” , davanti a Montecitorio, Roma.
Nel V° secolo A.C. nacque nell’antica Grecia una scuola che insegnava l’Eristica. Significa “battagliare con le parole” ed ha lo scopo di far sostenere efficacemente argomenti di qualunque genere, indipendentemente dalla verità, o dalla realtà, di quanto affermato. Come aver ragione nel dire tutto ed il contrario di tutto. Era l’estremizzazione della scuola dei Sofisti, che passarono dall’insegnamento della verità, alla “gestione”della stessa con metodi (i sofismi) giudicati scorretti: ragionamenti fatti quasi per demolire la logica.
Oggi la scuola eristica è tornata di moda con la “comunicazione” che, a ben vedere, si basa sugli stessi principi.
Eppure cinque secoli prima di Cristo un certo Zenone propose un famoso ragionamento ricordato ancor oggi: il paradosso dello Stadio.
Sono varie le versioni che la storia ci tramanda ma in pratica sosteneva che se un corridore vuol raggiungere un traguardo allo stadio, il tragitto che percorrerà si può dividere a meta, e ciascuna delle metà potrà essere a sua volta divisa. Le divisioni potranno essere fatte infinite volte, perché è logico che posso sempre dividere a metà lo spazio ottenuto dalla precedente divisione. Otterrò dunque infiniti spazi e ogni volta il corridore dovrà percorrere prima la metà di quello spazio. Poiché il corridore non potrà mai percorrere infiniti spazi in un tempo determinato, se ne deduce che sarà fermo. Un paradosso!
Quando ci dicono che la ricerca sugli animali è inutile perché non produce risultati definitivi, ci stanno facendo immaginare la ricerca come un interruttore (acceso o spento), mentre dovremmo immaginarla come un percorso di progressiva aggiunta di nuove conoscenze. Questo percorso ci porta ad una verità scientifica che è perfettibile, ma non inutile. Se infatti volessimo accettare come logico il paradosso, potremmo scoprire che le sperimentazioni sull’insetto, la cavia, il beagle, il primate non ci danno risultati definitivi. Ma neanche la ricerca sull’uomo ci può dare risultati definitivi, perché l’organismo giovane è diverso dal vecchio, la donna diversa dall’uomo, il grasso dal magro. Potremmo continuare con ciascuna delle malattie conosciute che ogni volta rappresenta una situazione “nuova” ed ogni condizione in cui si trova l’organismo, sempre in grado di produrre reazioni diverse per la sostanza, il presidio medico, l’intervento che stiamo studiando. I moderni Zenone, astuti praticanti dell’ ”eristica”, affermerebbero dunque che la ricerca non si può fare!
Invece noi medici veterinari abbiamo bisogno della ricerca per trovare nuove terapie per guarire gli animali, ed abbiamo bisogno che coinvolga gli animali perché i grandi investimenti che la ricerca comporta non sarebbero mai ipotizzabili per la veterinaria.
Gli animali che curiamo dovrebbero essere riconoscenti ai loro simili che, nei laboratori, contribuiscono alla scoperta di nuove terapie anche per loro. Sono i loro benefattori, gli “eroi” che si sacrificano per la continuazione della specie. Sacrificio che la Natura chiede spesso ad alcuni individui. Ad esempio, facendo mangiare prima i più forti, se questo può servire a perpetuare gli individui migliori e lasciando la fame agli altri, o -al contrario- mandando a mangiare per primi i più deboli che fungeranno da “cavie” per gli altri, quando la sicurezza di quanto mangiano rappresenta un rischio di morte maggiore della fame.
Ai giorni nostri il mondo della comunicazione insegna le tecniche per convincere il pubblico. Basta pagare, usare messaggi semplici, immagini forti, testimoni convincenti…
Nell’antica Grecia, fin da prima di Socrate, si svilupparono correnti filosofiche che contrastavano l’uso arbitrario della persuasione finalizzato ad indirizzare l’opinione dei singoli e delle masse verso argomenti in contrasto con il ragionamento. Nacquero la logica e l’epistemologia, con lo scopo di cercare dei meccanismi corretti. La materia scientifica ha delle basi costruite da una comunità internazionale, che pur non essendo depositaria di garanzie assolute (qualche errore è inevitabile e non parliamo di verità “rivelate”), sono ben diverse dalle colossali “bufale” che emergono al di fuori di questo sistema e popolano il web. Dogmi senza controllo e spesso con interessi ben celati dietro agli slogan. Purtroppo, nell’era della comunicazione veloce, è impossibile controllare e discernere il vero dal falso per tutto ciò che circola.
La ragione non è di chi grida più forte, finanzia le più costose campagne mediatiche o usa le immagini più scioccanti su Internet. Non ha ragione chi utilizza gli animali per scopi politici o gestisce movimenti la cui organizzazione è di “volontariato” solo di nome, ma maneggia decine di milioni di euro all’anno. La ragione è di chi produce conoscenza con l’impegno di una vita di ricerca e secondo le regole riconosciute. Senza “imbrogliare” con trucchetti vecchi di sette secoli.
Angelo Troi
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