È passato più di un mese da quando uscirono dati di dubbia fondatezza sul randagismo estivo (formulati -si dice- in base a qualche decina di telefonate ad una segreteria telefonica). L’autore sarebbe un professionista del genere, oggetto di provvedimenti disciplinari da parte dall’Ordine dei Giornalisti di Milano, ancora ai tempi di Bettino Craxi, per un’intervista dimostratasi poi fasulla. SIVeLP fece un appello pubblico alle istituzioni di categoria dei giornalisti, segnalando l’impossibilità che i dati diffusi, come tanti altri della medesima fonte, potessero essere autentici. Probabilmente basterebbe un comunicato agli operatori dell’informazione da parte dei loro Ordini, una volta fatte le verifiche del caso, per garantire che ai cittadini non arrivino dati fasulli o autentiche “bufale”; eppure ciò non si verifica. Il fenomeno continua ad avere singolare attenzione, a scapito della credibilità dei media di massa, che parrebbero più interessati al sensazionalismo di panzane ben confezionate, che alla verità.
Neanche la veterinaria è scevra da certi problemi; è noto a tutti lo zoo-antropologo self-made, mai iscritto ad alcun ordine italiano, che si è creato un suo “mercato”, assai border-line alla nostra professione, senza che alcuna istituzione di categoria abbia mai preso posizioni ufficiali.
Niente da dire -in un mercato del lavoro di stampo liberista all’inglese- in cui chi sa fa; ma da noi il mercato non è libero ed il titolo professionale dovrebbe essere chiaramente distinguibile ed utilizzabile da chi lo Stato riconosce. Altrimenti tutto l’articolato sistema Ordinistico diventa una farsa, a scapito -e non a tutela- di coloro che vi aderiscono e lo sostengono con le quote di iscrizione. Men che meno a difesa dei cittadini, perché chi non fa i conti a casa propria, difficilmente può farli altrove.
Ovviamente anche la Veterinaria, ad ogni livello, potrebbe essere attrice. Prendiamo il caso dell’ anagrafe nazionale felina, oggetto di un comunicato (n° 346 MINSAL) del Ministero della Salute nell’ormai lontano 2010, che parrebbe essere rimasto lettera morta:
“In riferimento all’articolo “Nasce l’anagrafe dei gatti: arriva il microchip” apparso ieri 25 ottobre 2010 sul quotidiano “Corriere della sera”, il Ministero della Salute ritiene doveroso fornire ai cittadini proprietari di gatti gli opportuni chiarimenti. L’iniziativa proposta da A.N.M.V.I. (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) consiste nella creazione di un banca dati informatizzata su base volontaria a carattere privatistico e non istituzionale e, contrariamente a quanto sostenuto nell’articolo, non è “la prima anagrafe felina attiva sul territorio italiano” ne tantomeno “una rivoluzione”.
L’anagrafe canina nazionale, istituita ai sensi dell’Accordo 6 febbraio 2003, prevede già la possibilità di registrazione dei gatti anche se, per questa specie, l’identificazione con microchip e l’iscrizione in anagrafe è obbligatoria solo nel caso del rilascio del passaporto europeo ai sensi del regolamento (CE) 998/2003. L’obiettivo che si prefigge il Ministero della Salute, anche attraverso il Disegno di Legge sulla tutela degli animali d’affezione di imminente presentazione al Consiglio dei Ministri, è quello di realizzare un’anagrafe nazionale istituzionale felina obbligatoria gestita in accordo con le Regioni e Province Autonome, analogamente
a quanto già in essere per la specie canina. Solo un sistema ufficiale validato potrà consentire la tracciabilità degli animali; tale risultato non è invece perseguibile se ci si avvale solamente di soggetti privati.
Il Ministero della Salute prenderà opportuni provvedimenti nelle sedi dovute al fine di modificare il sito www.anagrafenazionalefelina.it che, rifacendosi a quello istituzionale del Ministero, trae potenzialmente in inganno i cittadini.”
Infatti, benchè non si tratti di anagrafe nazionale ufficiale del Ministero della Sanità (ma di 2 soggetti privati), è spesso pubblicizzato dagli stessi Ordini professionali, facendo credere ai proprietari di gatti di iscrivere l’animale unicamente in una banca dati pubblica.
Niente di nuovo. Chi è curioso potrebbe trovare interessante la misteriosa vicenda della pets-card (leggi qui e soprattutto, approfondisci). Da notare che alcuni dei protagonisti citati sono gli stessi dell’operazione struttureveterinarie, che per il sindacato avrebbe potuto essere più chiara e soprattutto rivolta a tutti i professionisti iscritti all’albo, non riservata alle sole strutture, (che non dovrebbero avere un “Albo”), nonostante la replica immediata degli attori.
Interessante anche la storia di GESTIONVET, il gestionale gratis per veterinari, pubblicizzato nei siti di FNOVI e di molti Ordini, oggetto di martellante pubblicità nelle caselle mail di tutti i veterinari italiani (chissà da dove provengono gli indirizzi??). Gratis beninteso, salvo poi chiedere simbolici rimborsi spese di qualche decina di euro per presunti adeguamenti ed aggiornamenti (secondo molte denunce di colleghi inviate al SIVELP, senza NESSUN riscontro fiscale). Questo, ad esempio, è quanto pubblicato nel sito dell’ordine di Genova: GestionVet – Software per la gestione di strutture veterinarie
Buonasera, P.S.: Per avere un idea del software è possibile scaricare il manuale all’interno del sito della FNOVI: http://community.fnovi.it/groups/all |
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Chiudiamo con la sfavillante figuraccia della veterinaria sull’Orso Daniza.
La bufala sulla sopravvivenza dei cuccioli, smentita dallo stesso Istituto di riferimento ufficiale , ISPRA, nel sito del Ministero. Brillanti cultori della materia (da poche ore, forse) si sono espressi come autentici esperti in fauna selvatica mentre la responsabilità dell’accaduto (davvero poca se si considerano le variabili di una tele-anestesia) sono puntualmente ricadute sulla veterinaria. Veterinaria che non ha prodotto dati scientifici (quanti potrebbero esprimersi con un minimo di conoscenza della gestione faunistica, materia che non si studia a veterinaria) a difesa della categoria, ma ha contribuito a far passare il concetto sbagliato. Così c’è persino chi parla di “lunga agonia” del plantigrado, come se un narcotico non causasse incoscienza, o di “volontà assassina” del veterinario, che quasi certamente -come avviene di solito in questi casi- è semplicemente di supporto agli organismi competenti per legge.
A meno che, nella prossima puntata, a qualche genio non venga in mente di chiedere il consenso informato che le “buone pratiche” imporrebbero -secondo taluni- prima di un’anestesia…
Così gli “alti lai” cadranno puntualmente nel nulla, lasciando credere a tutti che l’orsicida sia un veterinario.
Con tanto di commentatori che invitano a vedere al cinema l’”ORSO” di Annaud… Mi spiace deluderli. Fui testimone di parte delle riprese, nelle Dolomiti, ed i numerosi orsi-attori usati, arrivarono e ripartirono in robuste gabbie di ferro. Le riprese si fecero con eccezionali misure di sicurezza ed erano comunque orsi domestici ed ammaestrati.
Piuttosto consiglio “Grizzly Man” di Wim Wenders (2005): un documentario e non una favola. Aiuta anche il libro “La pelle dell’orso” di Matteo Righetto (Guanda).
Angelo Troi – SIVELP
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