Il Sindacato dei veterinari è stato invitato alla trasmissione di Radio Uno RAI LA RADIO NE PARLA. Tema: cura e salute degli animali.
Il Veterinario è un professionista laureato (non diamolo per scontato, qualcuno si stupisce ancora!), abilitato dal Ministero dell’Università ad esercitare la professione, iscritto ad un albo, sottoposto ai controlli della Sanità Pubblica. La stragrande maggioranza dei veterinari esercita in regime di libera professione; siamo dunque soggetti al mercato (diversamente dal Pubblico). Dunque, la scelta del professionista è su base volontaria, intrinsecamente legata al rapporto di fiducia che caratterizza molte professioni intellettuali. Oggi i consumatori possiedono gli strumenti per valutare quello che scelgono, sono in grado di capire la differenza tra un piccolo “studio” e d un grande “ospedale”. Abbiamo avuto modo di riproporre un tema che sta a cuore al SIVELP, quello di rendere possibile la prescrizione “secondo scienza e coscienza” anche del farmaco umano per gli animali da compagnia.
Tuttavia dalla trasmissione sono emerse diverse posizioni, compresa la richiesta di “cartella clinica” obbligatoria, quasi che in medicina umana esistesse un meccanismo del genere, consolidato ed universale. Non è così, dobbiamo dirlo ad onor del vero. In umana si può richiedere la cartella clinica e la struttura sanitaria si prende tutto il tempo necessario per studiarla e redigerla; inoltre è una prestazione a pagamento, da sommare a visite ed esami strumentali. Crediamo che nessun veterinario abbia difficoltà ad emetterla, a queste condizioni. Tanto più se la prestazione sarà garantita dall’assenso ad un robusto supporto di diagnostica accessoria, che non potrà mai rendere nullo il rischio intrinseco di quasi tutte le prestazioni mediche, ma comunque aiuta.
Purtroppo ci pare che alcune semplificazioni vadano invece non tanto verso la tutela dell’animale, quanto verso lo squallido mercato delle richieste di risarcimento, inducendo all’odioso fenomeno della medicina difensiva, già gravemente diffuso in umana e causa di sproporzionati aumenti dei costi assicurativi e contenziosi.
Esistono anche casi in cui i risultati sono diversi dalle aspettative o palesemente distanti (da notare che parliamo sia di gravi evenienze, non sempre evitabili nella professione, sia di prestazioni inadeguate o sproporzionate alle necessità oggettive).
Riteniamo positivo -sia per il proprietario dell’animale che per il veterinario- introdurre nel consenso informato il valore dell’animale, in modo da poter meglio delimitare, eventualmente, il rapporto rischio beneficio, ispirandoci proprio alla comune prassi della formazione della parcella dei legali. ASCOLTA LA TRASMISSIONE DEL 4.3.15
Angelo Troi
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