Peccato che certa gente sprechi sistematicamente le occasioni per tacere. Non sempre parlare porta credito a sé o alla categoria, e quando si parla mossi da preconcetti e con motivazioni inconsistenti o calunniose, si finisce per farsi del male. Lo hanno capito perfettamente tutti i veterinari che hanno dato …
Peccato che certa gente sprechi sistematicamente le occasioni per tacere. Non sempre parlare porta credito a sé o alla categoria, e quando si parla mossi da preconcetti e con motivazioni inconsistenti o calunniose, si finisce per farsi del male. Lo hanno capito perfettamente tutti i veterinari che hanno dato il loro contributo alla campagna rabbia dello scorso anno, dove tale campagna è stata fatta con il contributo dei liberi professionisti, nonostante le critiche infondate e pretestuose di alcuni esponenti della professione. Oggi in quelle stesse aree si pone un problema piuttosto rilevante: il numero di profilassi fatte dai liberi in alcune aziende sanitarie non è considerato sufficiente. L’informazione sulla profilassi obbligatoria non è arrivata a tutti, per vari motivi e nonostante i nostri sforzi ma, in assenza di informazione e controlli, vi sono spinte per riavviare le vaccinazioni pubbliche. Questo significa enorme esborso di danaro pubblico e riapertura di un canale diverso da quello proposto dal SIVeLP. Il Sindacato è partito con una campagna informativa capillare, 120.000 pieghevoli in 1200 farmacie del Veneto, con informazioni generali rivolte a tutti i cittadini, possessori o meno di animali. L’opportunità di informare è stata condivisa da Federfarma Veneto che ha distribuito opuscolo e locandina ai propri iscritti. Screditare questa iniziativa vuol dire prendersi la responsabilità di affossare gli sforzi fatti per una gestione complementare dell’emergenza rabbia, ma soprattutto conduce a delegittimare il ruolo dei liberi professionisti. Se dunque altri soggetti interverranno in futuro, lasciandoci a guardare, bisogna che ogni veterinario italiano sappia ricondurre la responsabilità al boicottaggio dei soliti facinorosi. Ogni veterinario, coinvolto o meno in questo “progetto pilota” che potrebbe trovare applicazione in tante altre realtà, deve ripensare a chi -subdolamente ed in modo quasi truffaldino- si dice suo portavoce. È ora di chiedersi seriamente se l’iscrizione ad una società scientifica valga il rischio concreto di posizioni in contrasto evidente con i nostri interessi, per di più prese in modo arrogante ed autoritario dalla “casta” che da un decennio finge di rappresentarci. Casta che in realtà ha prodotto, quando va bene il nulla, quando va male danni, complicazioni, ed artifici per creare costose esigenze a loro vantaggio.
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