Anche nel nostro Paese si verificano periodicamente degli allarmi relativi agli alimenti. Possono stare tranquilli i consumatori? Rispondiamo di sì, a patto che alcune condizioni del sistema di sicurezza alimentare non vengano stravolte. L`apparato pubblico della veterinaria italiana è imponente: circa 6000 medici veterinari. Mi piace fare il confronto, con …
Anche nel nostro Paese si verificano periodicamente degli allarmi relativi agli alimenti. Possono stare tranquilli i consumatori? Rispondiamo di sì, a patto che alcune condizioni del sistema di sicurezza alimentare non vengano stravolte. L`apparato pubblico della veterinaria italiana è imponente: circa 6000 medici veterinari. Mi piace fare il confronto, con un sorriso, con il numeri degli agenti dell`FBI degli Stati Uniti: 14.000, per uno Stato con trecento milioni di abitanti. Ed è giusto che sia così perché la stessa OIE -World Organisation for Animal Healt- affermava un paio di anni fa che il 75% delle malattie emergenti nel mondo è rappresentato da zoonosi e la loro velocità di propagazione è soggetta a continui incrementi. I veterinari hanno compiti estremamente importanti nel campo dell`ispezione degli alimenti e dei controlli; sugli animali vivi, come sulla filiera. Possiedono le conoscenze scientifiche per affrontare con competenza le criticità. Il problema potrebbe essere rappresentato dal continuo emergere di nuovi compiti, che l`opinione pubblica ama affidare ad una veterinaria percepita come “poderosa” e gratuita. Così sentiamo parlare ogni giorno di nuovi interessi della sanità pubblica, dai randagi al soccorso, dalle vaccinazioni all`educazione degli studenti, dai canili sanitari alla medicina comportamentale, e chi più ne ha più ne metta. Inoltre la medicina veterinaria pubblica, investita di questi importanti compiti di controllo, non ha un meccanismo di premio chiaro per chi rinuncia alla libera professione, potenzialmente in conflitto. Anzi l`esercizio di questa alimenta un fondo che viene redistribuito tra chi non la esercita, in modo tale che non sembra esistere un interesse netto ad evitare per tutti questo “doppio lavoro”, mentre sarebbe assai più trasparente gratificare chi rinuncia. Semmai il meccanismo fosse stato proposto per una sorta di controllo interno, anche di tipo fiscale, su chi esercita la doppia professione (assai più difficile da far rientrare in parametri reddituali di chi ha solo la partita iva), non siamo mai venuti a conoscenza di alcuna osservazione. Ai punti critici del sistema aggiungiamo che alcune figure con le maggiori responsabilità, come i dipendenti Regionali, sono retribuiti quasi la metà dei loro colleghi del SSN, disincentivandone di fatto la permanenza in qualifiche che vorrebbe la sanità Regionale come uno dei punti chiave della piramide decisionale. Anche gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali sono di importanza strategica nell`identificare, studiare e stabilire linee di contrasto a nuove e vecchie patologie. In alcuni casi rappresentano vere e proprie punte di diamante del sistema sanitario ed il loro potenziamento e sempre maggior coinvolgimento porterebbe in prospettiva anche a razionalizzazioni di spesa. Il libero professionista dovrebbe, a parere del Sindacato, avere l`esclusiva della pratica. Questo in nome di ruoli chiari e distinti, indispensabili per evitare conflitti di interesse e sovrapposizioni controllore-controllato. Per fare questo è auspicabile un forte mutamento nella cultura del nostro Paese che si trascina dietro, da decenni, il fantasma di una veterinaria del secolo scorso, caratterizzata dalla figura del “condotto” che faceva di tutto. Allora quasi la totalità della categoria era composta da dipendenti ed il libero professionista era una figura quasi sconosciuta, mentre ora le parti si sono rovesciate. Oggi il sistema è assai più complesso ed oneroso per lo Stato. Il ricorso al privato è continuamente auspicato dalle autorità internazionali, in particolare per i Paesi con bilanci a rischio. Vorremmo si tornasse, anche per questioni di spesa, ai compiti fondanti della veterinaria pubblica: controllo delle malattie e controllo di ciò che mangiamo. La questione fiscale è un ostacolo serio a questa distinzione dei ruoli perché sulle prestazioni del libero professionista grava un`iva da beni di lusso, sia che si occupi di alimenti, di animali da reddito o di malattie di animali da compagnia. Impossibile quindi mantenersi in concorrenza con chi non soggiace a queste imposizioni fiscali e ragiona con logiche estranee al libero mercato. Chi detta le regole dovrebbe considerare il fatto che la moltiplicazione delle competenze riduce sempre di più l`attenzione per le funzioni di base che salvaguardano la salute dei cittadini. Il cittadino deve sapere che il veterinario pubblico che sta sterilizzando un gatto, non avendo il dono dell`ubiquità, è un veterinario in meno che controlla animali ed alimenti. A lui la scelta.
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