13/07/2015 Editoriali2 Minuti

Farmaco veterinario come formaggi con latte in polvere?

Sivelp

Parmigiano_reggiano_factoryFare formaggi senza latte è un’assurdità (almeno dal punto di vista commerciale e dei consumatori), esattamente come creare artificialmente un “farmaco veterinario” per animali da compagnia dove esistono identici farmaci umani (con equivalente principio attivo).

Forse, come per la storia dei latticini, tra un paio d’anni si scoprirà che il nuovo regolamento europeo sul farmaco, ancora da approvare da parte della Commissione Europea, avrà dei responsabili come è puntualmente emerso nel caso dei “formaggi senza latte”. Se infatti in medicina umana è obbligatorio prescrivere il principio attivo e non il nome commerciale; se la farmacologia veterinaria si insegna per principio attivo; se molti testi di terapia veterinaria riportano per ciascun principio attivo il nome commerciale veterinario e umano insieme; se i convegni, i corsi, gli articoli di aggiornamento scientifico per i veterinari riportano i principi attivi… perché occorre creare una filiera distinta per il farmaco veterinario degli animali da compagnia? Solo per motivazioni commerciali, come nel caso dei prodotti caseari senza latte? Non ci dicano che la ragione risiede nella necessità di salvaguardia dalla resistenza antibiotica; siamo assolutamente d’accordo sul divieto di usare nuovi antibatterici sugli animali per un numero prefissato di anni o anche per categorie di farmaco (anzi abbiamo proposto di estendere il vincolo anche agli antivirali) ma questo rafforza ancor di più il concetto che deve essere vietato il principio attivo e non il nome commerciale, per una reale efficacia dei provvedimenti.

Se vi fossero inoppugnabili motivazioni scientifiche il nuovo regolamento che vieterà ancora l’uso dei farmaci umani negli animali da compagnia anche quando sono già disponibili sul mercato a costi molto inferiori, dovremmo rivedere l’intero sistema dell’insegnamento e dell’aggiornamento dei medici veterinari in terapia. Ipotesi assurda perché scientificamente un veterinario è già in grado di valutare cosa prescrive: lasciategli dunque prendersi le proprie responsabilità professionali, e con esse – dove possibile – ridurre i costi per cittadini e pubbliche amministrazioni.

Per approfondimenti consultare Farmaco Veterinario.

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