Dopo quello di Giovanni Borda, 43 anni, rintracciato giovedì scorso in Piemonte, le indagini dei carabinieri della compagnia di Chioggia, hanno fatto scattare le manette ai polsi ad altri 5 pescatori, 3 uomini e 2 donne, accusati di contraffazione, falso e ricettazione. Erano tutti nomi noti ai militari, che dal febbraio …
Dopo quello di Giovanni Borda, 43 anni, rintracciato giovedì scorso in Piemonte, le indagini dei carabinieri della compagnia di Chioggia, hanno fatto scattare le manette ai polsi ad altri 5 pescatori, 3 uomini e 2 donne, accusati di contraffazione, falso e ricettazione. Erano tutti nomi noti ai militari, che dal febbraio scorso, quando partirono le indagini, li avevano già denunciati per lo stesso reato. Tra i reati contestati, quello di contraffazione e ricettazione. La prima contestazione risale al 9 maggio, quando i militari controllarono la ditta «Gestione impianti di stabulazione» e reperirono molti tagliandi con impronte di timbri falsi del servizio veterinario dell’Asl 14. I pescatori avevano cominciato a falsificare i timbri dopo le prime contravvenzioni, elevate perché i chili di molluschi vistati dal servizio veterinario non corrispondevano ai quantitativi, molto più elevati, che i carabinieri ritrovavano nelle copie dei bollettari per i centri di stabulazione. Essendo di 80 chili giornalieri il limite massimo personale di molluschi pescati, le quantità di 2, 3 mila chili che risultavano ai centri dovevano ovviamente comprendere grosse quantità di molluschi pescati in zone dove la pesca è proibita a causa del forte inquinamento. I controlli hanno accertato che i pescatori erano passati dal reato d ipesca in zone non consentite ad un tipo di reato più grave: non facevano più applicare all’Asl 14 i timbri, ma avevano iniziato a mettere loro stessi i timbri falsi sui certificati. Miliardario il giro d’affari, certo il danno alla salute pubblica.
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