Abbiamo aspettato consapevolmente qualche giorno, prima di parlare della diossina riscontrata nelle uova e carni suine tedesche, per vedere il tipo di reazione delle nostre Autorità Sanitarie e la bontà dei provvedimenti eventualmente adottati. Apprendiamo che eventuali effetti negativi, si possono manifestare dopo avere consumato quintali di derrate contaminate, e l’idea …
Abbiamo aspettato consapevolmente qualche giorno, prima di parlare della diossina riscontrata nelle uova e carni suine tedesche, per vedere il tipo di reazione delle nostre Autorità Sanitarie e la bontà dei provvedimenti eventualmente adottati. Apprendiamo che eventuali effetti negativi, si possono manifestare dopo avere consumato quintali di derrate contaminate, e l’idea che rimane è che quasi fa bene. Chi scrive, ha vissuto di riflesso la nube tossica dell’ICMESA di Meda, e degli effetti devastanti che si manifestarono nell’area di Seveso (1976). I miei Docenti universitari, chiamati come esperti per le opere di bonifica, non furono così rassicuranti. Certo, le quantità erano altre, ma la diossina non perdona. La nostra attesa, era la chiusura temporanea all’import di prodotti di origine animale dalla Germania, a scopo cautelativo, in attesa di ulteriori chiarimenti. Loro avrebbero fatto altrettanto nei nostri confronti, e sarebbe stata una scelta condivisibile. Invece niente, anzi aumentiamo le analisi sui mangimi nostrani (sicuramente a norma), ed accettiamo così la leggerezza con la quale, al di fuori dei nostri confini, nel medesimo impianto si possono produrre grassi per l’alimentazione animale e biodiesel. Questa era anche l’occasione per ribadire la necessaria etichettatura delle carni: all’appello manca proprio quella suina, della quale ne siamo deficitari per il 50%. Si darebbe così fiato al nostro comparto zootecnico, che lavora bene e produce sano. Invece no, riteniamo più pericoloso l’impiego dell’acido ossalico in apicoltura. Peccato.
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