23/06/2011 Editoriali4 Minuti

FNOVI: Allevamenti intensivi al TG1.

Sivelp

“Il medico veterinario non è il guardiano del lager”, titola la FNOVI sul suo organo ufficiale: 30giorni. Se vogliamo informare i consumatori dobbiamo essere sinceri: non è tempo di favole e i medici veterinari non sono gli orchi. Il consumatore ha le sue responsabilità e dovrebbe interrogarsi sul prezzo del risparmio. E …

“Il medico veterinario non è il guardiano del lager”, titola la FNOVI sul suo organo ufficiale: 30giorni. Se vogliamo informare i consumatori dobbiamo essere sinceri: non è tempo di favole e i medici veterinari non sono gli orchi. Il consumatore ha le sue responsabilità e dovrebbe interrogarsi sul prezzo del risparmio. E il veterinario in Tv dovrebbe evitare di assecondare le favole. Un servizio sugli allevamenti intensivi andato in onda durante un Tg nazionale ha sollevato critiche nella comunità professionale. Certo l’autore ha mancato di richiamare il ruolo della professione veterinaria oggi impegnata con risorse, energie, intelligenze e passione nel promuovere ovunque, anche negli allevamenti intensivi, condizioni di rispetto e di benessere degli animali. Esiste una professione impegnata nelle sue dimensioni tradizionali di medico degli animali, di consigliere zootecnico e di operatore della sicurezza degli alimenti di origine animale, attenta a far coesistere scienza ed etica ed impegnata in valutazioni che sempre più sono testimoni di una crescente sensibilità morale. Il servizio non ci ha dato merito. Nessuna società, ancor meno la società che produce e consuma alimenti di origine animale, può operare una censura così acritica e generica come quella proposta da quel telegiornale. INTENSIVO A BASSO PREZZO Il consumatore e il mercato generano l’esigenza di una produzione intensiva. È il mercato che chiede prodotti a basso prezzo: se un litro di latte deve costare meno di 1 euro, la produzione di quella vacca dovrà essere il massimo possibile altrimenti non possono sopravvivere né l’allevatore né la vacca stessa. Così pure per le uova e per la carne, è facile indignarsi o sorprendersi dando la colpa a qualcuno che per la propria attività è più coinvolto; il problema è di tutta la società moderna, è il rovescio della medaglia della globalizzazione, che spinge verso un sistema produttivo, non solo competitivo, che rappresenta la condizione per la sostenibilità economica. Il consumo consapevole, le produzioni “etiche”, le “produzioni tradizionali”, i prodotti tipici Dop, Igp, Doc e le produzioni biologiche, che provengono da un maggior rispetto delle esigenze etologiche degli animali in allevamento, hanno come prima conseguenza l’aumento del costo degli alimenti di origine animale, e non tutti vogliono o hanno la disponibilità a pagare di più. In una società multiculturale come la nostra, il medico veterinario deve tenere conto delle diverse esigenze, anche contraddittorie, che si esprimono da una parte negli allevamenti intensivi e dall’altra in quelli naturistici o biologici, dalle spinte da un verso globalizzanti e dall’altro di stretta localizzazione. Lungi da questa Federazione l’idea di fare una qualunque altra affermazione in merito, ma anche senza volere che la notizia diventi cultura (sarebbe veramente pretendere troppo) è ora di pretendere un giornalismo più attento.

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