Anche il popolo della Veterinaria avrà presto il Mosè.
Ci attende la terra promessa o saranno i veterinari ad essere sommersi dalle acque? “Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse a ritroso” La lettura delle “FNOVI-news”, come vengono indicate quelle minime note che, “ai sensi della legge della privacy”, dovrebbero comunicare ai Veterinari cosa bolle in pentola FNOVI, si rivela spesso una lettura delle tristi news, purtroppo. A volte anche orribili, a dire il vero. In tale senso il n. 23/2000 del “Progresso Veterinario” non si discosta dalle aspettative, già dall’inizio. Leggiamo, infatti, che “la FNOVI intende affidare un incarico ad un collega veterinario, particolarmente esperto nella materia,..” la redazione di un manuale di buone pratiche comportamentali, regole “non scritte che, in quanto ovvie, dovrebbero essere spontaneamente rispettate da tutti (nel campo della normale attività professionale come in quello della bioetica e della morale comune) ma che spesso sono disattese….”. Francamente, il comunicato non è dei più chiari, ma questo sarebbe il meno. Ma quel poco che si capisce non piace. Per niente. Ho ben presente cosa sia un manuale di buone pratiche veterinarie, anche se la sua applicazione nei Paesi esteri è correlata ad una diversa organizzazione della Veterinaria. Per intenderci, e i Lettori potranno trovare sul sito Internet del SIVeLP qualche esempio di un manuale di buone pratiche veterinarie, in lingua inglese, questi testi sono una via di mezzo tra un codice deontologico ed un manuale tecnico, nel senso che ad un’elencazione di principi etici e generali seguono dettagliate regole sul come esercitare la professione in vari contesti (dalle terapie alternative alla clinica di emergenza, dalla certificazione all’uso del farmaco o alla pubblicità). In base al manuale di BPV si potrà codificare “come” un Medico Veterinario dovrà lavorare, porre dei limiti alla sua attività, porre basi per sanzionare e reprimere attività che non fossero consentite dal testo di regolamentazione. insomma, “vere e proprie regole comportamentali”, come già annuncia il comunicato. Osserviamo come il testo FNOVI “metta le mani avanti”, già ora, cercando di portarsi da un terreno friabile (forse franoso) su una piattaforma un po’ più sicura, parlando di “decoro della professione” e di necessità inderogabili. Chi abbia presente il testo del DLCPS 233, quello istitutivo Degli Ordini e delle Federazioni Nazionali, sa benissimo che il potere disciplinare, ed un manuale di buone pratiche ne è una colonna, spetta agli Ordini provinciali, non alla FNOVI, alla quale spetta solo in caso di infrazioni commesse da componenti dei Consigli degli Ordini. Ma questa è una forzatura che sarebbe il meno. Quello che mi terrorizza è il “collega veterinario, particolarmente esperto”, che come Mosè dovrebbe separare le acque e condurre il popolo dei veterinari nella terra promessa, e da solo scrivere le tavole della “normale attività professionale come quello della bioetica e della morale comune” O meglio, mi inquieta il metodo scelto, per nulla improntato alla discussione preventiva, al colloquio, alla collegialità. Posso anche essere, a titolo personale, favorevole alla creazione di linee guida operative per l’attività professionale, per quanto trovi francamente eccessivo il richiamo alla “morale comune” sulla quale dovrebbe pontificare il collega particolarmente esperto (ma chi mai sarà, questo Master Kildare della veterinaria, che vaglierà e veglierà con sensazionale capacità omnicomprensiva sulle nostre vite?), ma ritengo che il criterio attuato, anche solo per un documento preliminare, sia francamente espressione di uno spirito poco democratico e forse anche un po’ protervio. Pensare che una persona, una sola, possa incoronarsi (o essere incoronata) con tale potere, mi sembra poco rispettoso delle capacità di 20.000 veterinari italiani, nonché dei compiti istituzionali degli Ordini provinciali, a cui è già affidata la valutazione dell’operato dei Medici Veterinari italiani. Agire in questo modo significa agire con la presunzione di tutto sapere e niente ascoltare. Insomma, ci stanno dicendo “non ci interessa il vostro parere, lasciateci lavorare e non ci scocciate”. Vuol dire ignorare tutte le capacità dei Veterinari Liberi Professionisti, degli Ordini Provinciali, delle Università, le specificità dei neolaureati, dei dipendenti, le professionalità acquisite sul campo in anni di lavoro ed esperienza. Ma perché preoccuparsi, se il Mosè ci condurrà alla Terra Promessa? O forse il Mosè ha il compito di annegare tutti gli altri sotto le acque, e con pochi eletti, questi si, giungere alla beata destinazione? Credere che UN Collega, o anche più Colleghi (non cambierebbe il metodo), possa pontificare su e per TUTTI gli altri, decidere quali sono le regole a cui TUTTI gli altri dovranno adeguarsi, significa veramente aver passato il limite. Queste cose non si possono fare sulla pelle dei Veterinari, senza una preventiva ed estesa campagna di consultazione e comunicazione. Queste cose non sono democrazia, ma prevaricazione. Di uomini forti ne abbiamo già avuti, e non ne vogliamo più. Che si chiamino Mosè o con altro nome. Insomma, i soliti noti….. Corrado Colombo
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