Ve ne siete accorti? Sono quasi 15 anni che sentiamo parlare di rapporti NOMISMA sulla veterinaria,
15 anni che si ripete il mantra: ci sono troppi veterinari.
Circa mille all’anno, per 2/3 in surplus. Se è vero che il costo medio di un laureato in veterinaria è di 300.000,00€ (60.000,00€/anno se si laurea in 5 anni), sono stati sfornati almeno 10.000 laureati/disoccupati/sottoccupati.
Costo: 3 miliardi di euro. Cui vanno aggiunti gli esborsi per le famiglie, il tempo buttato, il mancato guadagno, le aspettative frustrate per anni…
Risultato: reddito medio di categoria inferiore a 15.000,00€. Pessimo investimento per tutti.
Oggi si dice che la filiera agro-alimentare rappresenta un mercato potenziale per i veterinari, ormai pressoché certi di avere altrove prospettive “ground zero”. Dall’Università sono molti anni che spuntano nuove figure, teoricamente preparate alle grandi sfide del mercato evoluto: zoonomi, consulenti, scienziati e dottori dai più pittoreschi appellativi, cui si promette lavoro e nessuno verifica che ciò accada davvero.
I numeri di accesso a veterinaria sono scesi in misura irrisoria, le sedi non diminuiscono ed i corsi “paralleli” proliferano. Qualcuno si iscrive nella speranza di un balzo tangenziale con qualche esame riconosciuto (rientrando dalla finestra in quella “veterinaria” in cui non ha potuto entrare dalla porta), qualcuno è inconsapevole sull’esiguo valore spendibile del futuro titolo di studio.
Se sommassimo veterinaria con tutti gli altri corsi “para-veterinari”, ci accorgeremmo di una specie di miracolo: la moltiplicazione dei laureati. In palese spregio dei numeri programmati. Non stupitevi: la spending-review non si applica, si interpreta!
Anche quest’anno il rito si ripete. Gli studenti non ottengono informazioni chiare dalle fonti da cui li aspettano; la professione cerca spazi per collocare gli esuberi, la formazione cerca di saturarli aggiungendo nuovi titoli di studio (più o meno utili). Ovviamente aumenta il totale degli iscritti all’albo ed il reddito non cresce.
Rassegnamoci. Tra poco sentiremo proclami trionfanti sul successo nel contenere i numeri. Con un pugno di ammessi in meno a veterinaria “vera”, ed una valanga indefinita di iscritti alle veterinarie “finte”. Comunque tutti buoni per vendere loro illusioni, corsi e formazione continua; manodopera a basso costo per chi ha meno scrupoli.
In attesa del prossimo rapporto Nomisma, che non ci è neanche dato sapere quanto ci costa (ebbene si, per chi non lo sapesse, fino a prova contraria, la Federazione degli Ordini che è il committente, la finanziamo noi iscritti). Ma è così: si paga e si tace.
Angelo Troi – SIVeLP
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