Interrogazione e risposta Commissione Parlamentare sulle Facoltà di Veterinaria nel nostro paese.
Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione 5-00494 presentata da GIANNI MANCUSO mercoledì 22 ottobre 2008, seduta n.070 MANCUSO e VIOLA. – Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione. – Per sapere – premesso che: nel nostro Paese le Facoltà …
Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione 5-00494 presentata da GIANNI MANCUSO mercoledì 22 ottobre 2008, seduta n.070 MANCUSO e VIOLA. – Al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione. – Per sapere – premesso che: nel nostro Paese le Facoltà di Medicina veterinaria laureano un numero di veterinari che va molto oltre le più rosee aspettative di impiego per questo tipo di professionisti, storicamente legati al mondo del lavoro da peculiarità professionali difficilmente impiegabili in campi diversi da quelli della clinica medica sugli animali d’affezione e degli allevamenti, della sanità pubblica e della industria farmaceutica; 26.000 medici veterinari possono sembrare pochi, ma rappresentano circa un quarto della platea dei medici veterinari della intera Comunità europea; il costo di un laureato in medicina veterinaria è tra i più elevati del panorama universitario (attrezzature, ospedale veterinario, azienda zootecnica, spazi adeguati, eccetera) e corrisponde ad un valore economico di 2-3 volte rispetto ad altri laureati; uno dei motivi che nel tempo hanno portato alla moltiplicazione di università, facoltà e corsi, è la necessità degli atenei di massimizzare le iscrizioni per fare cassa e per giustificare se stessi con la conseguenza che ci sono università di «serie A», «di serie B» e di «serie C»; nessuna delle nostre università, e tantomeno facoltà di medicina veterinaria, risulta presente nei primi 150/200 posti della graduatoria mondiale dei migliori atenei, in particolare la classifica del Times Higher Educational vede l’Università di Bologna al 192o posto, La Sapienza di Roma al 205o, il Politecnico di Milano al 291o, l’Università di Padova si trova al 296o posto; annualmente il Ministero della salute determina il fabbisogno dei medici veterinari, dopo aver sentito il parere della Conferenza Stato-Regioni per il bisogno del S.S.N. ed il parere della FNOVI (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Veterinari) per i liberi professionisti; conseguentemente il MIUR programma gli accessi alle Facoltà, ma tiene conto essenzialmente del fabbisogno rappresentato dal S.S.N. che si basa sulle esigenze delle Regioni, che per l’Anno accademico 2008/2009 sono stati stimati in 736 unità; già da alcuni anni si registrano molti laureati in medicina veterinaria come disoccupati e sottoccupati e le prospettive di occupazione e reddito vanno verso la mortificazione di un percorso fatto di sacrifici personali e familiari; un’indagine commissionata alla società Nomisma dall’ANMVI (associazione nazionale dei medici veterinari italiani) dimostra che nell’anno 2020 la popolazione dei medici veterinari italiani sarà raddoppiata, ma il lavoro aumenterà solo del 4 per cento; nel nostro Paese esistono 13 facoltà di medicina veterinaria con corso di laurea magistrale (Torino, Milano, Parma, Bologna, Padova, Pisa, Perugia, Teramo, Camerino, Napoli, Bari, Messina, Sassari), una facoltà di medicina veterinaria senza corso di laurea magistrale (Udine), un corso di laurea magistrale senza facoltà (Catanzaro), cui complessivamente sono stati assegnati 1201 posti per l’anno accademico 2008/2009 -: se il Governo ritenga di ripensare il meccanismo di programmazione del fabbisogno di medici veterinari nel nostro Paese, introducendo indicatori nuovi e basati su riscontri verificabili dell’occupazione reale, estendendo il concetto di fabbisogno agli orizzonti del mercato professionale e della società perché la figura del medico veterinario non si esaurisce nel suo rapporto diretto con la pubblica amministrazione, ma si compenetra con una realtà in forte evoluzione, dove assume ruoli e compiti nuovi che richiedono una preparazione nuova; se il Governo ritenga di operare una revisione ragionata ed organica della mappa delle facoltà e corsi in medicina veterinaria secondo un criterio di razionalizzazione, cominciando dalle situazioni più atipiche e funzionali, quali quelle di Udine e Catanzaro. (5-00494) 5-00494 Mancuso: Razionalizzazione dell’accesso ai corsi delle Facoltà di medicina veterinaria. TESTO DELLA RISPOSTA Il decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modificazioni ed integrazioni, all’articolo 6-ter, prevede che, entro il 30 aprile di ciascun anno, il Ministro della Sanità, determini, con uno o più decreti, il fabbisogno per il Servizio Sanitario Nazionale, formativo delle professioni sanitarie per l’anno accademico di riferimento con lettera indirizzata alle Regioni e Province autonome, sentiti la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri e degli altri Ordini e Collegi professionali interessati, in ordine ai medici chirurghi, veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici, psicologi, nonché al personale sanitario infermieristico, tecnico e della riabilitazione, ai soli fini della programmazione da parte del Ministero dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica degli accessi ai corsi di diploma di laurea, alle scuole di formazione specialistica e ai corsi di diploma universitario. Pertanto, il suddetto Ministero, entro la fine dell’anno precedente all’anno accademico di riferimento, avvia la rilevazione del fabbisogno in parola con una nota, trasmessa anche alle Federazioni degli Ordini/Collegi ed Associazioni rappresentative delle professioni, con la quale viene espressamente richiesto di specificare i principali indicatori utilizzati per la determinazione del fabbisogno e di precisare se tale dato è da riferirsi esclusivamente alle esigenze delle strutture pubbliche o private-convenzionate o tiene conto altresì del possibile impiego nel settore privato. Nelle apposite schede di rilevazione viene inoltre richiesto di indicare l’esistenza di studi specifici sulla situazione occupazionale e sulla programmazione dei fabbisogni ed in caso affermativo di trasmetterli. A tal fine, l’articolo 6-ter del suddetto decreto legislativo, individua le seguenti variabili che costituiscono il denominatore comune per la definizione del fabbisogno formativo: obiettivi e livelli essenziali di assistenza indicati dal Piano sanitario nazionale e da quelli regionali; modelli organizzativi dei servizi; offerta di lavoro; domanda di lavoro, considerando il personale in corso di formazione e il personale già formato, non ancora immesso nell’attività lavorativa. Le Regioni, quindi, formulano il proprio fabbisogno distinto per professione e lo trasmettono al Coordinamento interregionale Area Sanitaria, il quale procede al successivo inoltro al Ministero della Salute. Nella rilevazione gli Uffici regionali tengono conto, del tasso di turnover del personale impiegato nel Servizio Sanitario Regionale, dell’offerta universitaria e delle dinamiche dei flussi degli studenti iscritti, grazie anche alla collaborazione che esiste con le Facoltà presenti sul territorio regionale: occorre, in proposito, segnalare che alcune Regioni hanno costituito un Osservatorio regionale per la determinazione dei fabbisogni formativi e formalizzato dei modelli matematici di stima. Al termine della fase di raccolta dei dati, sempre il Ministero della Salute, esegue una prima analisi di coerenza dei dati ed organizza un incontro di confronto tra Regioni e Categorie al fine di evidenziare criticità, anomalie nelle stime e di proporre rettifiche per una maggiore uniformità delle informazioni. La fase successiva è la formulazione della proposta di fabbisogno nazionale da inoltrare alla Conferenza Stato Regioni per la relativa approvazione. Per quanto riguarda le proprie, specifiche competenze, il Ministero dell’Università, al fine di programmare i corsi di laurea e di laurea specialistica di cui all’articolo 1, comma 1, lettere a) e b) della legge 2 agosto 1999, n. 264, tra cui quindi quello in Medicina Veterinaria, nel rispetto delle disposizioni di cui all’articolo 3 della medesima legge, ha istituito un Tavolo tecnico rappresentativo di tutti i corsi e delle relative professioni: per il corso in parola sono presenti il Presidente della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Medicina Veterinaria e della Federazione degli Ordini Veterinari Italiani. Nel corso dei lavori, il predetto Tavolo ha ampiamente affrontato, sotto più aspetti, le problematiche messe in luce dagli Onorevoli interroganti. In particolare, già a partire dall’anno accademico 2007/2008, ha posto l’accento sul profondo divario esistente tra offerta formativa degli Atenei ed il fabbisogno nazionale, reso noto dal Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali, definito sulla base dei dati forniti dalle varie Regioni, condividendo l’opportunità di operare una riduzione della stessa offerta formativa per correlarla al richiamato fabbisogno. Sono state, però, espresse perplessità dal Presidente della Conferenza dei Presidi delle Facoltà e dal Presidente della Federazione degli Ordini Veterinari Italiani in ordine al fatto che alcuni dati regionali sembrano non rispecchiare le esigenze effettive del territorio, tenuto conto dei veterinari che operano come liberi professionisti; entrambi i Presidenti hanno, nel merito, ribadito l’opportunità di stabilire con chiarezza i criteri attraverso cui le diverse Regioni rilevano detto fabbisogno. È stata posta particolare attenzione sulla necessità che siano fornite garanzie di qualità formativa presso tutte le Facoltà di Medicina Veterinaria esistenti, che devono attenersi agli standard formativi stabiliti dall’European Association of Establishments for Veterinary Education (EAEVE) così come è stata richiesta una valutazione periodica circa la persistenza dei requisiti minimi necessari per la formazione presso ciascun Ateneo perché, ove manchino, si provveda alla disattivazione del corso. Per l’anno accademico 2008-2009, tenuto conto che gli Atenei, tranne pochi casi, non hanno proposto un’offerta formativa ridotta rispetto al precedente, sentiti i rappresentanti del Comitato Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario, dopo ampia ed approfondita discussione ed elaborazione di varie ipotesi, il Tavolo ha proposto, anche con riferimento alla Università Magna Grecia di Catanzaro, convenzionata con altri Atenei, che, ai fini della programmazione, si facesse riferimento ai posti definiti per il precedente anno accademico; si accogliesse l’offerta formativa, qualora fosse risultata inferiore ai posti definiti per il precedente anno; si operasse una riduzione in funzione al rapporto studenti/docenti di 1:2, in modo da raggiungere un totale dell’offerta formativa pari a 1201. Il decreto con il quale si è provveduto alla programmazione dei posti, ha tenuto conto di tali indicazioni. Si ritiene di dover precisare che tale dato numerico, benché maggiore rispetto al fabbisogno espresso dalle Regioni, e significativamente inferiore all’offerta formativa iniziale degli Atenei, pari a 1387 posti. La scelta di limitare l’accesso al corso di laurea in questione è stata determinata dalla consapevolezza delle difficoltà di ordine occupazionale che stanno coinvolgendo la categoria dei medici veterinari; d’altra parte una maggiore previsione rispetto al fabbisogno rappresentato dalle Regioni è sembrato comunque contemperare i richiami più volte rappresentati dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato circa la necessità di garantire, nonostante la programmazione nazionale, un congruo numero di accessi ai corsi di laurea. Per quanto riguarda, infine, l’anno accademico 2009-2010, si informa che sono in corso i lavori del Tavolo tecnico, al quale, peraltro, è sempre presente il Presidente della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Medicina Veterinaria. Si assicura ogni particolare attenzione alle richieste formulate dagli Onorevoli interroganti.
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