Il SIVeLP risponde all’articolo di Giancarlo Lehner dal titolo: “Più regole e preparazione per i veterinari” Pubblicato sul giornale e sull’edizione on-line. Chi non fa, non falla. Anche i professionisti, come giornalisti, medici e medici veterinari, sbagliano. Il problema è quando si sbaglia per scarsa diligenza, oppure, peggio ancora, per trarne vantaggio, …
Il SIVeLP risponde all’articolo di Giancarlo Lehner dal titolo: “Più regole e preparazione per i veterinari” Pubblicato sul giornale e sull’edizione on-line. Chi non fa, non falla. Anche i professionisti, come giornalisti, medici e medici veterinari, sbagliano. Il problema è quando si sbaglia per scarsa diligenza, oppure, peggio ancora, per trarne vantaggio, sia esso strettamente economico, di immagine, o di altra natura. Non vi posso raccontare centinaia di storie, vi tedierei inutilmente, ma vi voglio parlare di un padrone non proprio modello, che tiene il suo cane maremmano in modo non certo esemplare e che, ad un certo punto, in seguito ad un incidente occorso all’animale,lo lascia nell’incuria più completa e fa causa al veterinario che si è preso cura del suo animale. Da qui in poi la storia è precisamente quella che ci racconta Giancarlo Lehner, e parla di chiodi fuoriusciti, e di un veterinario chiamato a risponderne. La differenza fondamentale sta nell’epilogo, che in questo caso, a differenza delle storie disneyane dai finali arbitrariamente addolciti, ha un preciso riscontro, scritto dal Giudice di Tivoli nella sentenza di secondo grado n.1072/2004, scritta in nome del Popolo Italiano. In questa sentenza si parla di un veterinario che ha lavorato bene e di un proprietario negligente che gli ha mosso delle accuse del tutto infondate, oltre a delle richieste risarcitorie prive di riscontri. Se Giancarlo Lehner ci dirà che sono una straordinaria coincidenza la razza, il chiodo e la supposta dinamica della mancata guarigione, saremo ben lieti di prenderne atto. Sicuramente anche la decisione del Giudice da lui citata ha un numero unico ed inequivocabile, cui fare riferimento. Al contrario, se il maremmano di cui parla e la decisione d’appello sono riferiti allo stesso caso, ci si augura che come buonsenso e come anche recita l’art. 4 del Codice deontologico dei Giornalisti, “il giornalista corregge senza ritardo errori ed inesattezza, anche in conformità al dovere di rettifica,nei casi e nei modi stabiliti dalla legge”. In caso contrario verrà tradito il fondamentale (anzi essenziale, per una società che si vorrebbe civile) diritto all’informazione, e compromessa la reputazione della Testata e l’etica del suo Direttore. Un analogo caso è successo a Torino, dove un’evidente operazione commerciale, spacciata per “mutua degli animali” è stata dichiarata dal giudice per quello che è: una forzatura per guadagnare in modo poco trasparente. Certamente, conoscendo le liste d’attesa del caso, se qualcuno scrivesse “Trapianti di xx gratis in due giorni”, nessuno correrebbe a farsi operare e magari qualcuno aprirebbe un’inchiesta. Invece riguardo alla medicina veterinaria, non solo si crede a certe “bufale”, che immancabilmente nascondono qualche fonte di finanziamento alternativa, ma da una parte si invovca l’utilizzo di mezzi sofisticati e dall’altra si vorrebbe che questo non creasse aggravio di spesa per la prestazione, escludendo di fatto molti nostri pazienti dalla possibilità di essere curati, per motivi economici. Certo, non ci vuole un genio per capire che sarebbe nostro interesse fare la TAC ad ogni sospetta frattura, ma sono i proprietari ad imporci i limiti di mezzi! Inoltre abbiamo un altro fattore negativo: quello dell’enorme quantità di Veterinari che ogni anno si gettano nel mondo del lavoro in Italia, buttati allo sbaraglio dalle nostre numerose facoltà, che sono un quarto di quelle Europee. Numeri che parcellizzano la nostra professione, rendendo difficili gli investimenti. Per favore, parliamo di cose serie!
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