C’era un tempo in cui l’Accademia della Crusca vigilava sull’uso corretto dei termini nella lingua italiana.
Dava l’interpretazione autentica, una sorta di ultima parola sull’uso corretto e giustificato dei lemmi.
Oggi il Web sta scardinando le basi linguistiche: nell’italiano 2.0 prevalgono la comodità e la sintesi “dattilografica”, con ricorso a termini e sinonimi di ogni genere purché si scrivano in fretta. Irrilevante da dove risultino, se da altre lingue o da storpiature, da acronimi o da tabelline dei numeri. La lingua è viva ed il suo cambiamento è naturale. Ma in alcuni casi parrebbe ancora più viva: quando determinate parole servono per creare consenso.
Un caso eclatante è quello della ricerca scientifica che si avvale di animali. Chiamandola “vivisezione” si ottiene un coinvolgimento emotivo decisamente superiore. Eppure “sezionare a vivo animali” è vietato da lustri, tuttavia non si contano gli slogan pubblicitari (spesso finanziati con contributi pubblici) che diffondono questo messaggio ingannevole.
La pubblicità -si sa- è l’anima del commercio.
Anche nel tradurre dall’inglese “animal-welfare” si lascia spazio a qualche equivoco. Gli anglosassoni intendono con questo termine la “buona gestione” degli animali, concetto che, applicato agli allevamenti, si concretizza in misure di ottimizzazione dei processi produttivi. In italiano è invece passato come “benessere animale”, sovrapponendosi nella percezione dei più a quello di “wellness”, nell’accezione dei wellness-center, i rilassanti Centri Benessere. Difficile pensare che il legislatore europeo produca leggi sugli allevamenti con questa romantica visione.
Per non parlare del qui pro quo di “sensibili” e “senzienti”. Ovviamente gli animali sono esseri sensibili, cioè in grado di percepire stimoli. Percepiscono stimoli anche i vegetali, che secondo i più moderni studi di neuro-fisiologia vegetale, possiedono addirittura un numero di “sensi” maggiore di quelli classicamente attribuiti agli animali. A rigor di logica la capacità di percepire è propria anche di moltissime nuove tecnologie dove apposite parti, i sensori appunto, registrano e misurano dei parametri preimpostati.
Se parliamo di “essere senziente” in quanto capace di percepire e rispondere ad uno stimolo, ancora una volta ci troviamo di fronte ad una parità sostanziale tra mondo animale e vegetale. Infatti tutti gli esseri viventi usano le informazioni che attingono dall’ambiente per fare delle scelte vantaggiose. “Sentire” comporta un dispendio di energia e la natura non spreca risorse. Se dunque è questa la definizione di “senziente” è corretta la posizione della Svizzera, che ha dichiarato parimenti “esseri senzienti” le piante e gli animali. Anche la capacità di percepire uno stimolo negativo ed elaborare una risposta conseguente è un comportamento comune a piante ed animali. Infatti è dimostrato che anche le piante “spostano” la loro crescita lontano da ciò che le disturba, rivelando interazioni neurologiche impensabili in passato (il concetto di “cervello diffuso”, sull’immagine della rete internet). Ovviamente cambiano i tempi di risposta e le strategie di difesa.
Si osservi che il progresso tecnologico sviluppa esempi di intelligenza artificiale che potrebbero ricadere, in senso stretto e puramente ipotetico, nelle definizioni fin qui esposte.
Vi è poi un piano squisitamente religioso. Citiamo Wikipedia: “Alcune religioni orientali, ivi incluse l’Induismo, il Buddismo, il Sikhismo ed il Giainismo, riconoscono anche esseri non umani come esseri senzienti. Nel Giainismo e nell’Induismo questo è collegato strettamente con il concetto di ahimsa, non violenza verso altri esseri. Nel Giainismo tutta la materia è composta di entità senzienti, in cinque livelli. L’acqua, per esempio, è un’entità senziente, al primo livello, dato che si considera che possieda un solo senso, il tatto. L’uomo è considerato un essere senziente del quinto livello. Secondo il Buddismo, sono possibili entità senzienti formate di pura coscienza. Nel Buddismo Mahayana, che include lo Zen ed il Buddismo Tibetano, il concetto è riferito al bodhisattva, un’illuminato dedicato alla liberazione altrui. Gli “esseri senzienti”, nel Buddhismo Mahāyāna sono salvati dal voto dei bodhisattva.”
Nel Buddismo dunque il concetto di essere senziente (letteralmente “dotato di mente”) si contrappone al concetto di Budda (completamente illuminato). Sono senzienti tutti gli esseri che si reincarnano ciclicamente, fino alla liberazione ed alla completa illuminazione. Si tratta di concetti non distanti da quelli Cristiani di spirito e corpo, il primo inteso come illuminazione ed il secondo come mezzo per raggiungere la beatitudine nello spirito. Da notare che nella religione Indiana, il concetto di Budda è proprio unicamente di uomini ed animali, mentre per il credo cinese e giapponese possono raggiungere la natura di Budda anche piante, corsi d’acqua, monti.
Lasciando ad altri i concetti propri di religione ed ideologie -indiscutibili per definizione-, proporremmo attenzione nell’introdurre nei testi di legge concetti che non lascino adito ad equivoci. Tanto più in situazioni contingenti che vedono la mediaticità di quanto attiene agli animali usata talvolta con disinvoltura, tal’altra con vera e propria speculazione politica o economica.
Angelo Troi
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