Per noi veterinari gli animali non sono un passatempo della domenica, ma il nostro lavoro e anche la nostra dedizione, la nostra passione. Lavoriamo costantemente come “mediatori culturali” tra le esigenze economiche e il rispetto dei diritti degli animali, e troppo spesso ci troviamo, tanto più in periodi di crisi, a …
Per noi veterinari gli animali non sono un passatempo della domenica, ma il nostro lavoro e anche la nostra dedizione, la nostra passione. Lavoriamo costantemente come “mediatori culturali” tra le esigenze economiche e il rispetto dei diritti degli animali, e troppo spesso ci troviamo, tanto più in periodi di crisi, a lottare contro le prime per difendere i secondi. Essere professionisti significa comunque mantenere un approccio scientifico, temprato da considerazioni etiche, fondate seriamente e che non siano succubi di processi mediatici o visioni emotive. Dobbiamo saper applicare la concreta e migliore soluzione per i nostri pazienti, nelle realtà più disparate e purtroppo, a volte, anche disperate. Vediamo tutti i giorni interi settori produttivi del nostro Paese trasferiti all`estero e questo non è solamente un processo economico ma anche la conseguenza di risposte sbagliate perché non concretamente applicabili. È peggio una risposta sbagliata che non un silenzio dove magari può crescere la riflessione. Stiamo parlando -ma non solo di questo- del problema delle vacche non deambulanti. Il problema è grave, perché comprende diversi aspetti che non possono essere dimenticati: – la gravissima situazione di crisi del comparto zootecnico e per conseguenza agricolo – il doveroso rispetto dei diritti degli animali – la carenza di risorse economiche che potrebbero essere destinate alla soluzione di questi problemi – la necessità di proporre soluzioni economicamente e concretamente fattibili. Attaccare la zootecnia per fatto ideologico, senza un fondamento tecnico-scientifico, o propagare false immagini di un mondo agricolo bucolico per ottenere un vantaggio politico, è mossa scellerata. La figura del medico veterinario “missionario” ha già fatto abbastanza presa nella nostra società da diventare una pretesa con tanto di prestazioni dovute e non remunerate. Sappiamo bene chi è stato complice nel formare questa opinione pubblica: chi ha cercato visibilità e facile popolarità, chi ha usato la categoria veterinaria per altri fini. Noi non ci stiamo: questa è la “nostra” professione e rispediamo al mittente i diktat di chi non vorrebbe che il sindacato si occupasse di lavoro, reddito professionale e sostenibilità del sistema. Se ci sono problemi è perchè le soluzioni proposte non sono applicabili, ma non vogliamo che tali problemi diventino la chiave per costruirne altri, fino a far fuori la veterinaria che si occupa di animali da reddito, insieme all`intero settore.
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