Perché il SIVeLP dice No alla libera professione dei veterinari dipendenti
Perché il SIVELP dice NO alla libera professione dei veterinari dipendenti. In questi giorni si parla di rinnovo del contratto del personale medico ed i Veterinari si sono uniti ai medici nel richiedere quello che ritengono essere un loro diritto: la libera professione. Il Sindacato dei Veterinari Liberi Professionisti ritiene che …
Perché il SIVELP dice NO alla libera professione dei veterinari dipendenti. In questi giorni si parla di rinnovo del contratto del personale medico ed i Veterinari si sono uniti ai medici nel richiedere quello che ritengono essere un loro diritto: la libera professione. Il Sindacato dei Veterinari Liberi Professionisti ritiene che questo “diritto” non sia affatto scontato e che anzi rappresenti molti punti di incoerenza con i compiti attribuiti al Pubblico Dipendente; perciò richiama ad una approfondita riflessione cittadini e legislatori. Attenzione, il veterinario ha altri compiti rispetto al medico: tutela e controlla animali, alimenti, benessere, ambiente e farmaci e non dovrebbe stare dalla parte del controllore e poi vestire i panni del controllato. In primo luogo come consumatori non possiamo sentirci tutelati nel campo della sanità animale, se chi controlla i farmaci è lo stesso che li prescrive, se chi controlla il benessere è lo stesso che lo certifica, se l’ adeguatezza delle strutture è valutata da chi vi lavora all’interno. Sono ruoli non sovrapponibili che, con la più buona volontà di questo mondo, lasciano per lo meno la legittima suspicione che chi li impersona entrambi, non sia poi così obiettivo nello stabilire i limiti che lo riguardano in prima persona: la separazione dei ruoli tutela i consumatori. Come contribuenti preferiremmo che le nostre tasse non servissero a duplicare inutilmente i numerosissimi ambulatori già presenti in Italia, specialmente se le amministrazioni sanitarie non richiedono a chi utilizza queste strutture una percentuale adeguata a coprire i costi delle strutture stesse, costi che ricadono sulla totalità dei cittadini per un servizio destinato a privati. Per quale motivo il Dipendente Pubblico non dovrebbe pagare all’Ente locatario un congruo affitto e contributo alle spese di quanto utilizza per la sua (personalissima) scelta di fare la libera professione? In terzo luogo come veterinari liberi professionisti non possiamo accettare il controllo da parte di chi fa il nostro stesso lavoro: manca l’essenziale obbiettività. Non possiamo neanche sopportare la concorrenza di chi si pone fuori dal mercato dei costi e fuori dai vincoli burocratici e dall’onere dell’aggiornamento. Ai liberi professionisti è richiesto di stare sul mercato, ma quale mercato si prospetta se le regole non valgono per tutti: non ci può essere concorrenza se l’accaparramento della clientela si ottiene mediante la visibilità data dai compiti d’istituto, la sudditanza psicologica del cliente-controllato, il buonismo zoofilo di chi pratica tariffe basse perchè non deve rendere conto agli studi di settore o non paga di tasca propria. Per questi motivi auspichiamo una linea di demarcazione netta tra pubblico e privato che garantisca una serena coesistenza ed l’indispensabile chiarezza ed indipendenza che oggi la società richiede a tutte le categorie. Angelo Troi
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