Le osservazioni del Sivelp a proposito del piano nazionale di controllo della malattia di Aujeszky nella specie suina. D.M. 30 dicembre 2010 Modifiche ed integrazioni al decreto 1 aprile 1997 In più parti sono state presentate e discusse le modifiche al piano di controllo della malattia di Aujeszky. Le novità salienti sono in …
Le osservazioni del Sivelp a proposito del piano nazionale di controllo della malattia di Aujeszky nella specie suina. D.M. 30 dicembre 2010 Modifiche ed integrazioni al decreto 1 aprile 1997 In più parti sono state presentate e discusse le modifiche al piano di controllo della malattia di Aujeszky. Le novità salienti sono in sintesi le seguenti: 1 – è consentito l’utilizzo dei vaccini vivi attenuati anche nei suini riproduttori, in via sperimentale e per un periodo di anni due. 2 – il veterinario aziendale è responsabile dell’applicazione dei piani vaccinali 3 – per la movimentazione degli animali si deve apporre sul mod. IV la data ed il numero degli interventi immunizzanti effettuati (oppure mod. 12 allegato) 4 – a partire dal 1° gennaio 2013 andranno destinati alla riproduzione solo animali provenienti da allevamenti indenni I commenti che riteniamo fare ai punti succitati, sono i seguenti: 1 – abbiamo atteso 14 anni per utilizzare il vaccino vivo attenuato senza imbarazzo nei riproduttori: è un passo avanti, ma perché in deroga per due anni? 2 – il vet aziendale, figura ancora da individuare , diventa responsabile dell’applicazione del piano. Premesso che è sforzo comune affinchè questo avvenga, ma imporlo per decreto, è come chiedere di fare lo sceriffo senza la pistola. 3 – allegare il certificato d’avvenuta vaccinazione al mod. IV comporterà la compilazione di 90.000/95.000 mod. 12. In ogni azienda, tutti gli interventi sono tracciati a mezzo ricetta, fattura, registro dei trattamenti. Non riteniamo strategico l’utilizzo di uno strumento del 1954. 4 – vendere riproduttori non indenni fino al 31.12.2012, significa produrre suini potenzialmente non indenni fino al 2016. Questo non aiuta a risolvere il problema. Ultimo, ma non per questo meno importante, è il tempo richiesto per il monitoraggio sierologico degli allevamenti: tre anni. Senza entrare nel merito delle cause che portano ad uno spazio temporale del genere, riteniamo che il voler controllare una patologia infettiva e diffusiva, come la malattia di Aujeszky, richieda sforzi e tempistiche più contenute. Probabilmente, coinvolgere le rappresentanze ufficiali dei veterinari liberi professionisti, durante la costruzione del piano, avrebbe consentito una migliore focalizzazione del problema. Per il momento, abbiamo la certezza (e questo è il pensiero di tanti colleghi), che con tutta la documentazione cartacea da produrre, il suino italiano può avere l’Aujeszky ma non è certamente un “sans papier”.
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