Il decreto sviluppo/bis prevede il nuovo obbligo dal 01 gennaio 2014
come riporta il testo pubblicato in supplemento ordinario n. 208 alla Gazzetta ufficiale n. 294 del 18 dicembre 2012.
“4. A decorrere dal 1° gennaio 2014, i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito” (Sez. V art.15).
La ratio del provvedimento sarebbe quella di tracciare i pagamenti per combattere l’evasione fiscale ma in realtà, ancora una volta non si tiene conti dei costi del sistema. Infatti il sistema bancario richiede un corrispettivo per l’apparecchio POS (acronimo di Point Of Sales, “punto di vendita”) e le transazioni elettroniche hanno un costo. Tale costo si somma ad ogni passaggio, finendo inevitabilmente per gravare, in un modo o nell’altro sul consumatore finale.
Se dunque siamo in un momento di recessione e moltiplichiamo in modo esponenziale i costi e gli adempimenti, anziché ridurne il carico e semplificare le procedure, forse stiamo andando nella direzione sbagliata.
Non è infatti l’unico provvedimento che rappresenta un moltiplicatore di costi, a partire dall’IVA passata prima al 21 e tra poco al 22%, per continuare con TARSU, TIA…TARES, la nuova tassa di smaltimento rifiuti in vigore dal primo gennaio 2013 che prevede notevoli aumenti. Anche l’assicurazione di responsabilità civile professionale rischia di seguire l’esecrabile destino dell’ RC-auto. Infatti in assenza di precisi paletti, qualcuno vorrebbe riconosciuti al proprietario dell’animale danni sempre più elevati, fino il danno morale, cadendo in una spirale senza limiti di aumento dei sinistri liquidati, con aumento dei premi pretesi dalle assicurazioni e conseguente lievitazione dei costi del professionista, che si trova di fatto senza alternative all’aumento delle tariffe. Non dimentichiamo che molte compagnie rifiutano di coprire il rischio in medicina umana e certe realtà sanitarie sono finite ad assicurarsi all’Est Europa. Gravano sul consumatore finale, attraverso le quote professionali anche i costi della Formazione Medica Continua, quelli di gestione dei dipendenti e di sicurezza sul lavoro, ed eventuali maggiori oneri di gestione degli Ordini, coinvolti in processi di riforma che, pur corretti nei principi ispiratori, non valutano i possibili aggravi di spesa.
Per restare alla Veterinaria e senza voler esaurire tutte le novità, la stessa legge che obbliga al soccorso degli animali, che dal 27 dicembre riconosce anche l’ambulanza veterinaria, non solo non ha previsto che tale mezzo sia esclusivamente gestito dal medico veterinario in modo da prevedere una valutazione medico-scientifica dell’emergenza, ma lascia aperte le porte ad una serie di contenziosi. Dalla mancata previsione delle specie per le quali deve essere stabilita la garanzia di soccorso, alle priorità in presenza di feriti umani in eventuali incidenti con più vittime.
Affermare l’obbligo di soccorso, se poi questo dovesse essere richiesto ad un Sistema Sanitario che in più di una situazione è in difficoltà ad erogarlo per i cittadini, è un palese controsenso e strutturare un sistema sanitario con queste caratteristiche sembra non tenere in alcun conto la difficile congiuntura economica. Tanto più che per gli animali di competenza dello Stato esistono già Corpi appositi strutturati ed attrezzati, mentre per animali di proprietà sarebbe ragionevole rendere responsabile il legittimo titolare. Non osiamo immaginare i contenziosi che si solleveranno tra il soccorritore, obbligato all’intervento ed a corrisponderne i costi, ed il proprietario su cui questi dovrà rivalersi, in assenza di suo esplicito assenso alla qualità e quantità delle cure prestate.
Ci resta il dubbio che determinati provvedimenti siano presi in assenza di sufficienti elementi di valutazione di determinati aspetti critici, in tal caso certamente rimediabili, oppure in aperto contrasto con principi di taglio della spesa pubblica tanto invocati nei proclami.
Dr. Angelo Troi – Segretario SIVeLP
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