In occasione della riunione ENPAV di Verona del 15 maggio u.s. il SIVeLP ha portato all’attenzione dell’On.Gianni Mancuso e degli astanti, alcuni punti di proposta per la riforma del nostro ente pensionistico.
Per la prima volta nella storia della veterinaria, abbiamo a che fare con dei buiatri pensionati. Per la prima volta perché, in passato, i dipendenti che facevano buiatria, ad una certa età avevano compiti diversi nella sanità pubblica e non erano più chiamati a fare ostetricia, podologia e visite ginecologiche (lavori che sono da considerare usuranti). Per costoro, deve esistere la possibilità di pensionamento in relazione alla capacità lavorativa residua. Chi si occupa di altre attività meno impegnative sotto il profilo fisico, viceversa, lavora spesso fino a tarda età, come testimoniano le tabelle contributive Enpav. Dato che la sostenibilità del sistema è connessa allo spostamento dell’età pensionabile, sembrerebbe opportuno prevedere questo spostamento su base volontaria, consentendo ai molti che avranno un trattamento pensionistico inadeguato, di rimanere al lavoro dopo i 65 anni, senza versare contributi. In questo modo si potrebbero distribuire i mancati esborsi sull’assegno futuro e si consentirebbe, a chi lo desidera, di uscire dall’occupazione con un trattamento dignitoso. Un altro aspetto da considerare è la preponderanza dell’occupazione femminile, che necessità di vera assistenza economica nel periodo della gravidanza e della maternità. Si rileva l’opportunità di prevedere una certificazione dei bilanci Enpav da parte di un soggetto terzo indipendente, che garantisca ulteriormente le scelte di amministratori e consiglieri. Riteniamo prioritario che l’Ente informi costantemente e con la massima trasparenza, in primo luogo i delegati, ed in subordine tutti gli iscritti, sulle operazioni finanziarie in atto e sulle spese di gestione, e che le garanzie di controllo siano sempre al massimo livello. Proponiamo, vista la rilevante incidenza dell’ordinaria amministrazione sul bilancio dell’Ente, di considerare l’ipotesi di una gestione congiunta con le altre casse dei sanitari, al fine di ridurre le uscite.
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