Le aziende zootecniche non godono di un periodo florido e le famiglie hanno tante uscite; il veterinario ne risente. Probabilmente saranno utili nuove regole sulle collaborazioni, per evitare gli eccessi che molti veterinari ci segnalano. Dal nostro punto di vista la vera soluzione è dare informazioni corrette sulle prospettive occupazionali e reddituali della laurea, evitando di prendere in giro le famiglie, i giovani e lo Stato che finanzia. Dall`altra parte, quella dei dipendenti, le garanzie sono ampie, ma i tagli alla spesa pubblica non lasciano intravvedere nuove assunzioni. Sarebbe auspicabile una netta divisione dei ruoli pubblico-privato per un “corpus” unico della medicina veterinaria che garantisca veramente il cittadino, senza alcuna area grigia di sovrapposizione di competenze. Vi portiamo una testimonianza pubblicata sul blog “la nuvola del lavoro” del corriere.it a firma di Laura Pupp. Ci riguarda da vicino, perchè proviene proprio da quella parte della Sanità, la prevenzione, di cui fanno parte i veterinari pubblici.
La pubblichiamo, perchè aiuta a riflettere sulle differenze tra chi porta a casa 2,5€ all`ora lavorando di notte nelle cliniche e chi beneficia di tutele ben diverse.
“Io dirigente sanitario contesto l’impossibilità di licenziare nel pubblico impiego”
Dopo una intera vita lavorativa trascorsa come dirigente del pubblico impiego confesso la mia profonda delusione dopo la dichiarazione del ministro Fornero sulla esclusione dei dipendenti pubblici dalla nuova normativa sull’art.18. Infatti ho vissuto a proposito esperienze esemplari.
Come direttore di una struttura sanitaria complessa con oltre 200 operatori ( Dipartimento di prevenzione di una ASL del Lazio), per garantire un minimo di efficienza e di produttività ho dovuto lottare non poco contro quei dipendenti che consideravano il “posto pubblico” un diritto acquisito ormai inalienabile “a prescindere dal loro comportamento.
Ma la battaglia principale che purtroppo ho dovuto combattere è stata quella contro la corruzione e l’assenteismo che evidentemente sono prerequisiti fondamentali che un dirigente deve garantire insieme alla funzionalità dei servizi. In un solo anno due operatori del mio Dipartimento(che effettua molte funzioni di vigilanza) sono stati arrestati in flagranza di reato.
Ebbene in un primo caso di assenteismo conclamato reiterato ed ingiustificato dopo oltre un anno ed infinite procedure di tutela (vari livelli di commissioni disciplinari) la ASL è arrivata a deliberare il licenziamento di una dipendente : assicuro che questo succede solo in casi gravissimi ed estremi.
Il locale Pretore del lavoro ne ha stabilito il reintegro nell’arco di 15 giorni in base al famoso art.18 (a quelli che ora chiedono che sia il giudice a decidere in ogni fattispecie di linziamento come in Germania domando se ritengono i nostri pretori del lavoro omologabili ai giudici tedeschi).
Ben più grave il secondo caso che ha visto la mia Direzione Aziendale arrivare a deliberare il licenziamento di 3 dirigenti veterinari, di cui uno con il ruolo di primario per gravissime irregolarità commesse. L’istruttoria si è protratta per 2 anni tra fortissime pressioni rendendo addirittura necessaria l’istituzione di una Commissione esterna di primari di valenza nazionale che ha confermato tutte le responsabilità dei tre dirigenti.
Si può quindi dedurre che quando infine la Direzione Aziendale ha deciso il licenziamento non aveva di fronte altre alternative. Ebbene a questo punto è risultato che la normativa contrattuale dei dirigenti prevedeva “il parere” di una Commissione regionale composta di 3 persone tra le quali ,guarda caso, il rappresentante sindacale dei veterinari: risultato parere “sfavorevole” per vizi formali e blocco della delibera di licenziamento con reintegro dei veterinari sospesi. E vorremmo escludere proprio questo mondo da una revisione dei meccanismi di licenziamento?
SIVeLP
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