Domenica 23 settembre u.s. si è riunita l’Assemblea Nazionale dei Delegati Provinciali che ha approvato, con la maggioranza quasi assoluta dei voti (92 sui 96 presenti e votanti), il disegno di riforma già deliberato dal Consiglio di Amministrazione lo scorso 4 settembre. Il lavoro del Consiglio ha dovuto attenersi a vincoli blindati ed è stato scandito da tempi molto ristretti, segnati dalla richiesta del Governo di dimostrare, entro il 30 settembre, un saldo previdenziale positivo prospettico a 50 anni, pena il passaggio al metodo contributivo per il calcolo delle pensioni già dal 2012.
“Premesso il cogente vincolo di equilibrio imposto per legge – sottolinea il Presidente Mancuso –, i capisaldi su cui si è fondato il lavoro del Consiglio di Amministrazione sono stati la volontà di mantenere il sistema di calcolo retributivo, seppure con correttivi anche sostanziali, senza fare la scelta irreversibile del passaggio al metodo contributivo; una continuità con la riforma adottata nel 2010, ampiamente condivisa con la Categoria, e che ha rappresentato solide fondamenta su cui innestare le nuove misure; la distribuzione del peso delle misure adottate tra tutte le coorti, tra gli attivi, i pensionandi e i nuovi iscritti; il mantenimento di una equivalenza attuariale tra quanto versato e la pensione maturata “
Dopo un ampio dibattito, l’Assemblea dei Delegati ha saputo cogliere la straordinarietà del momento e comprendere che , nonostante la ristrettezza dei tempi, era necessario condividere le nuove misure .
L’attuario durante i lavori dell’Assemblea ha evidenziato che il test cui il Ministro Fornero ha sottoposto le Casse, non dimostra un equilibrio tecnico attuariale in senso proprio, dato che non permette di considerare gli effetti del patrimonio e quindi genera riserva in esubero.
L’obbligo normativo ha infatti imposto di agire unicamente sulle leve pensionistiche e contributive, non permettendo di utilizzare nel calcolo del saldo previdenziale il rendimento che genera il patrimonio dell’Ente.
“ L’accantonamento del nostro patrimonio – afferma il Presidente Mancuso – ci permetterà, però, di migliorare e diversificare l’offerta di welfare ai nostri iscritti, come, del resto, richiesto anche dai Delegati in Assemblea.”
Queste le linee della riforma:
1. Il calcolo della media dei redditi per determinare l’importo della pensione, verrà effettuato arrivando progressivamente a considerare i migliori 35 redditi dichiarati durante tutta la vita contributiva (attualmente si calcolano i migliori venticinque sugli ultimi trenta anni).
2. Anticipazione al 1° gennaio 2013 dell’applicazione dei coefficienti di neutralizzazione sulle pensioni anticipate, previsti per l’anno 2017.
3. A decorrere dall’anno 2014, innalzamento a 62 anni dell’età anagrafica minima per il pensionamento di vecchiaia anticipato, in linea con il sistema pensionistico generale e con l’allungamento dell’aspettativa di vita.
4. Innalzamento del reddito massimo pensionabile a € 90.000, ampliando la fascia dei redditi dell’ultimo scaglione di riferimento per il calcolo della pensione. Questo provvedimento avrà efficacia dai redditi prodotti nell’anno 2013
5. A decorrere dall’anno 2013, riduzione della perequazione annuale al 75% dell’inflazione per le pensioni in pagamento. Rimane la rivalutazione piena per le pensioni il cui importo minimo è previsto dal Regolamento. Questa misura è tesa a ridistribuire i sacrifici anche su coloro che già godono di un trattamento pensionistico e che stanno beneficiando di pensioni adeguatamente remunerate. Su richiesta dell’Assemblea, il Consiglio di Amministrazione ha esplicitamente assunto l’impegno di monitorare con attenzione la necessità di mantenere la perequazione in misura ridotta, tendendo al ripristino di una perequazione al 100% , ove i parametri della sostenibilità lo consentiranno.
6. Incremento graduale di mezzo punto percentuale all’anno, della percentuale del contributo soggettivo fino al 22% che sarà raggiunto nell’anno 2033. Rappresenta una continuità con la precedente riforma, che già prevedeva di arrivare al 18%, salvo che per la stabilità a cinquanta anni è stato necessario arrivare ad una percentuale più elevata. E’ stato testato che vi sia una remunerazione vantaggiosa dei versamenti anche con la massima contribuzione del 22%.
7. Incremento del contributo integrativo al 3% nell’anno 2027 e al 4% nell’anno 2030.
“ Ritengo – conclude Mancuso – sia una riforma che risponde efficacemente alle richieste ministeriali, ma che lascia al Consiglio l’impegno di monitorare con cadenza almeno triennale, in occasione dei Bilanci Tecnici, l’adeguatezza delle misure adottate, per alleggerire, se possibile, in futuro qualcuna delle leve attivate. Le richieste ministeriali, infatti, sono legate anche alla situazione contingente di difficoltà di tutto il Paese e, quindi, a una situazione negativa che si auspica sia temporanea. ”
Il testo della riforma è stato ora inviato ai Ministeri vigilanti per la definitiva approvazione.
Roma, 24 settembre 2012.
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