02/10/2024 Editoriali4 Minuti

Veterinario donna – non è come essere – Veterinario uomo

Maria Paola Cassarani

La veterinaria al femminile stenta a decollare, ancor oggi l’essere donna nella nostra professione rappresenta disparità. In Italia secondo le ultime ricerche il numero delle donne ha leggermente superato quello degli uomini e lo stesso dato rispecchia la ripartizione tra professionisti donne e professionisti uomini iscritti alla nostra categoria.

Nonostante il calendario riporti l’anno 2021, ben lontano dai tempi ove la disparità di trattamento tra due sessi era sostanziale, possiamo dire che le due figure attualmente sono ancora discriminate.

Le dottoresse che ricoprono ruoli di vertice nel settore veterinario libero professionale sono ancora poche e per quelle che, con enorme sacrificio, cercano di svolgere il proprio ruolo con competenza e professionalità inevitabilmente devono misurarsi con un sistema ancora pieno di pregiudizi e stereotipi di genere.

Essere donna nella nostra professione significa gestire un’attività d’impresa e allo stesso tempo orchestrare quella che viene definita la dimensione familiare-personale senza poter contare su programmi di welfare soddisfacenti. Basti pensare alle colleghe che devono rinunciare al lavoro perché non possono permettersi una babysitter o un accesso ai servizi dedicati alla prima infanzia.

La pandemia e le sue conseguenze sulla professione femminile

La pandemia ha accentuato la disparità tra i sessi costringendo quello femminile a rinunciare ad alcuni progetti professionali per assistere i propri figli durante la DAD aumentando il carico psicologico e di cura delle donne. Tuttavia, la pandemia ha solo evidenziato il problema dell’occupazione femminile che per anni è rimasto nascosto perché la vera emergenza è legata alla genitorialità.

Supporto alla genitorialità nel settore veterinario

Attualmente per noi veterinarie è possibile richiedere un sussidio alla genitorialità ma sia la modalità e sia l’ammontare del sussidio stesso sono molto lontani dal soddisfare la reale esigenza di chi ne fa richiesta. Sistema che andrebbe rivisto e migliorato.

Anche nel caso sia il padre medico veterinario a farne richiesta le condizioni per ottenere il sussidio sono esclusivamente per casi di morte o grave infermità della madre, abbandono o affidamento esclusivo del bambino al padre. Risulta comprensivo che nel nostro tempo tutto ciò risulta oltremodo penalizzante e discriminante per una professione al femminile.

Parità e disparità di genere e futuro della professione veterinaria

I dati anagrafici italiani, che mostrano una tendenza in aumento del sesso femminile, impongono la necessità di considerare l’argomento genitorialità e welfare per garantire alle donne professioniste un trattamento paritario a quello del sesso maschile. È necessario interrompere la catena dei pregiudizi e le barriere culturali di una società patriarcale che nel tempo ha relegato la donna al ruolo di madre e moglie.

Per una società moderna non valorizzare le capacità delle donne rappresenta un grave errore che inevitabilmente tutta la società pagherà in termini di crescita culturale, conoscenze e ripresa economica. Il diritto al lavoro non prevede un’identità di genere ma è un diritto/dovere dell’essere in quanto tale, per cui svincolato da ogni pregiudizio.

Il SIVeLP sostiene la parità dei sessi nel lavoro così come nella vita di tutti i giorni e vuole essere portatore di un messaggio in cui la veterinaria non può avere un’identità di genere perché TUTTI, sia di sesso femminile, maschile o non-binario, abbiamo il diritto di occupare un posto nella società e di LAVORARE mettendo a disposizione della collettività le nostre conoscenze scientifiche ed imprenditoriali per migliorarla.

Autore: Maria Paola Cassarani

Segretario Nazionale SIVeLP