La rappresentanza di Categoria è una cosa seria. Su “Professione Veterinaria” di fine giugno 2010 un pezzetto, un riquadro, un attacco solo apparentemente innocuo e banale, alla nuova segreteria del SIVeLP. Il riferimento in sé non merita né tempo né spazio, ma -prima o poi- qualcuno deve pur dire alcune cose in proposito, e perciò lo commentiamo. Lasciamo da parte lo stupore per l’invito al segretario del SIVeMP, invito che invece a nostro avviso era addirittura dovuto in ragione di fondamentali regole di civiltà e di disponibilità al trasparente confronto tra chi lavora nello stesso campo, atteggiamento incomprensibile per chi invece di interloquire con altre parti, manifesta il più delle volte il disegno di sostituirle. L` anonimo articolista sembra proprio aver mal compreso la nostra realtà sindacale quando sostiene che il meccanismo della federazione di ANMVI sia lo stesso che ha fatto partecipare alla Segreteria Nazionale del SIVeLP altre realtà veterinarie come Omnivet, Assovet, Unisvet, AIVPA, Performat. E’ noto che il funzionamento di ANMVI si fonda sulla discesa dall’alto della volontà c.d. associativa, senza che esistano né una vera democrazia né meccanismi a salvaguardia della stessa. Al Congresso di Montecatini costitutivo di ANMVI e citato dall’anonimo, non vi fu alcun plebiscito di adesione, ma solo la comunicazione di una decisione: le società entrano in ANMVI. Punto! Ben sappiamo che ANMVI è fortemente centralizzata: proprio questo aspetto ha favorito -se non addirittura promosso- la nascita di diverse realtà associative fra cui si è creato un atteggiamento di reciproca stima e, per certe tematiche professionali, di collaborazione. La stima e la collaborazione, come espressamente chiarito sul sito Sivelp nell`editoriale del primo giugno-in tempi non sospetti- , non hanno portato e non intendono portare alla lievitazione dei numeri: nessuno afferma (né può affermare) ad es. che un iscritto ad AIVPA è automaticamente iscritto al Sivelp o viceversa. Le regole statutarie lo vietano. Infatti, l`iscrizione al Sindacato presuppone un atto di chiara volontà diretta del singolo professionista: non vogliamo iscritti ignari e/o inconsapevoli o, peggio ancora, di fatto impossibilitati a scegliere. A nostro avviso, l’interesse scientifico non può sorreggere, né direttamente né indirettamente, l’iscrizione ad un’associazione con finalità di rappresentanza politica o sindacale. Crediamo che la volontarietà dell’adesione e la trasparenza dei meccanismi di funzionamento dell’associazione siano un valore fondante e da cui gli Interlocutori Istituzionali non possono prescindere. E’ evidente che questi ultimi hanno strumenti per apprezzare e valutare la rappresentatività di un’iscrizione, rappresentatività che non può essere riconosciuta alla sottoscrizione di un modulo per adesione a tutt`altro. E’ a tutti chiaro che nessun Sindacato si presenterebbe con iscrizioni raccolte nelle tessere delle catene di supermercati, ma soprattutto che nessuna Istituzione darebbe serio credito ad un simile sistema di reclutamento (o meglio, iscrizione). Abbiamo spesso constatato dal nostro punto di vista, che ANMVI tende a ritenere il confronto, le votazioni, la mediazione, delle perdite di tempo. Inoltre, spesso, ha assunto posizioni che, a nostro avviso e di difficile smentita, si possono definire di monopolio o (quantomeno) di volontà di monopolio. E’ anche chiara la tendenza da parte di ANMVI –nonostante quanto sopra- a volersi presentare come unica rappresentante e unica realtà della veterinaria: tale tendenza si è manifestata più volte e in diversi contesti. Questi aspetti hanno destato in noi perplessità e sospetto, forse condivisi anche nei nostri eccellenti Colleghi di Omnivet, Assovet, Unisvet, AIVPA, Performat, ed in seguito anche ATOVELP, che hanno trovato nel Sindacato un interlocutore credibile e affidabile. Il processo di conoscenza ed interazione non è stato e non è semplice: ha richiesto e richiede un certo impegno, dovendo superare le comprensibili diffidenze iniziali, dovendo capire le altrui posizioni e ragioni, prima di poterle condividere e fare nostre. A tal fine abbiamo fatto quello che, secondo noi, dovrebbe fare qualunque associazione o istituzione che intende rappresentare una categoria: ci siamo incontrati, abbiamo parlato e ci siamo confrontati. Non ci risulta che in tanti anni ANMVI abbia mai fatto ciò in modo efficace. Diciamola tutta: ANMVI ha espresso in questi anni una forza economica, organizzativa, strutturale, di livello spaventoso. Vi sono alla base quote associative o queste risorse attengono ad altre sinergie economiche? Si può parlare di vera forza rappresentativa di una sola categoria professionale nel suo insieme? Se consideriamo i risultati concreti (quelli per la Categoria, non quelli privati) raggiunti in tutti questi anni, possiamo fare nostra la frase di Josè Mourinho. “Zeru Tituli”. Ricordiamo che lui la diceva constatando che altre squadre del campionato, che pur avevano speso cifre enormi, alla fine non avrebbero vinto nessun titolo. L`elenco dei pasticci, delle confusioni, dei progetti mancati e secondo noi qualche volta anche raffazzonati, prodotti dalla veterinaria italiana in questi ultimi 10 anni, 10 anni appunto dominati, non diciamo rovinati, dalla presenza di ANMVI, è infinito. Andiamo dalle strutture veterinarie, all`ECM, all`articolo 81, alla normativa sul farmaco, alla (mancata) riforma degli Ordini, alle buone pratiche veterinarie, agli infermieri veterinari poi divenuti ausiliari, tutte cose confuse, su cui abbiamo avuto interpretazioni, pasticci, marce indietro, ed alla fine niente di fatto. Tutte cose che ANMVI sosteneva, proclamava, roboava. Ma alla fine, appunto, “zeru tituli”! E ci vien da dire che non ne siamo nemmeno contenti. Ne abbiamo patito tutti. Lo stesso ricorso contro il lavoro dei dipendenti in Lombardia ha determinato una sentenza di sconfitta al TAR che ha riconosciuto ad ANMVI “zeru tituli” a rappresentare gli interessi della libera professione. Speriamo si siano capite bene le ragioni e le possibili conseguenze di un eventuale pronunciamento negativo da parte del Consiglio di Stato. Lotta meritoria, se si traduce in un risultato e non resta uno slogan, ma che senso può avere se, parallelamente, si sostiene il doppio lavoro con il contratto degli ambulatoriali? Noi abbiamo fatto diversamente. La nostra forza proviene dalle proposte, dal confronto, dalla condivisione e dalla conseguente rappresentatività, non con delega in bianco, ma per singole tematiche concordate. Siamo fieri del nostro metodo democratico e pluralista, nato per volontà dei singoli e strada facendo, senza accordi di palazzo. Viva le differenze!
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