Leggendo questa notizia di agenzia viene spontanea qualche riflessione sul modo di affrontare il fenomeno degli animali-problema in uno Stato reputato all`avanguardia nella civiltà, come al Svezia. 20-07-10 SVEZIA: FAMIGLIA VIVE CON 191 GATTI, INTERVENGONO VETERINARI –(ASCA-AFP) – Stoccolma, 20 lug – Una casa con duecento …
Leggendo questa notizia di agenzia viene spontanea qualche riflessione sul modo di affrontare il fenomeno degli animali-problema in uno Stato reputato all`avanguardia nella civiltà, come al Svezia. 20-07-10 SVEZIA: FAMIGLIA VIVE CON 191 GATTI, INTERVENGONO VETERINARI –(ASCA-AFP) – Stoccolma, 20 lug – Una casa con duecento gatti, un concerto assordante di miagolii, un odore fetido e condizioni igieniche precarie. Questo lo scenario apparso al gruppo di veterinari intervenuti per verificare le condizioni degli animali che vivevano con una famiglia alle porte di Stoccolma. Lo rende noto il quotidiano Aftonbladet. Questa famiglia svedese (composta da una donna di 60 anni, dalla madre, la sorella e suo figlio) viveva nella stessa casa con almeno 191 felini a Botkyrka, 25 km a sud-ovest da Stoccolma, scrive il giornale. “C`era un odore terribile di ammoniaca che rendeva l`aria difficilmente respirabile“, ha spiegato al quotidiano Marie Lundin, veterinaria dei servizi sociali. I servizi sociali hanno descritto le atroci condizioni in cui vivevano gli animali e i quattro membri della famiglia: per terra c`era addirittura il corpo di un gatto morto e nelle stanze c`erano numerosi felini malati o feriti. La biancheria della casa, inoltre, era sporca e piena di escrementi. Solo 18 dei 191 gatti sono stati trasferiti in una struttura specializzata, gli altri sono stati tutti abbattuti a causa delle loro condizioni di salute. La legge svedese vieta di avere piu` di 9 gatti all`interno di un`abitazione. “Ci sono persone che amano tantissimo gli animali e hanno un buon cuore. Pensavano di potersi occupare di tutti loro. Ma non e` cosi`, ha spiegato Karina Burlin, membro di servizi sociali svedesi.– Pensiamo a quali motivazioni ci spingano a perpetuare o considerare come se fosse tale, il randagismo in Italia. Dovremmo domandarci chi ci autorizza a mantenere animali senza padrone in gabbia o rinselvatichiti a vita, senza attenzione alcuna ai danni all`ambiente, agli altri animali e all`uomo. Ben vengano le pene severe per chi abbandona gli animali, ben vengano le campagne di responsabilizzazione dei proprietari, ma da quando è in qualche maniera “legalizzata” la condizione di randagio, da quando cioè questi animali si inseriscono nell`ambiente senza alcuna opera di prevenzione, se non la cattura e la detenzione in gabbia a vita, pare che il fenomeno non stia diminuendo, ma esplodendo. Stiamo offrendo l`alibi al rimorso dell`abbandono. Ma non solo, noi -lo Stato che mantiene i randagi a vita-, ora pensiamo ad offrire loro strutture ambulatoriali apposite, a carico del Sistema Sanitario e dei Comuni. Peccato non esistano dati certi o criteri univoci per stabilire quanto costerà tutto questo, oppure se ci sono non ci è dato conoscerli. Ad oggi i costi delle prestazioni veterinarie erogate dalle aziende sanitarie, non sembrano essere valutati con un sistema razionale e ripetibile. E questo intervento pubblico, non lascia forse trasparire che consideriamo il randagismo un fenomeno destinato a mantenersi a lungo termine? O pensiamo di assumere veterinari e personale, di investire in infrastrutture ambulatoriali, solamente per un periodo transitorio e di breve durata? Per queste esigenze esistono migliaia di strutture private, che non costeranno nulla ai cittadini una volta eliminato il randagismo. Resta da vedere se il metodo migliore è il nostro o quello della civilissima Svezia; resta da vedere se veramente siamo intenzionati ad eliminarlo.
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