Il Tg1 serale di venerdì 20 maggio ha trasmesso un servizio dal titolo “allevamenti da incubo”. Si è parlato della produzione di latte in Italia intevistando il sig. Enrico Moriconi come presidente dell’Associazione Veterinari Salute Pubblica. Non si tratta di un’associazione istituzionalmente legata alla veterinaria pubblica, e già questo crea nell’ascoltatore una …
Il Tg1 serale di venerdì 20 maggio ha trasmesso un servizio dal titolo “allevamenti da incubo”. Si è parlato della produzione di latte in Italia intevistando il sig. Enrico Moriconi come presidente dell’Associazione Veterinari Salute Pubblica. Non si tratta di un’associazione istituzionalmente legata alla veterinaria pubblica, e già questo crea nell’ascoltatore una falsa percezione di autorevolezza. Quello che afferma è molto pittoresco: chiede agli allevatori di produrre meno. Ma tutti i veterinari che lavorano nelle aziende, tutti i colleghi “veri” della Sanità Pubblica, hanno fatto ogni sforzo in questi anni per salvaguardare il benessere degli animali, semplicemente perchè un animale che sta bene è anche un vantaggio per l’allevamento. Si è curata l’alimentazione, ma per soddisfare le esigenze nutrizionali e le caratteristiche del prodotti. Si ricorre alla fecondazione artificiale: questo ha permesso di ridurre radicalmente la trasmissione di patologie infettive. Non è vero che i vitelli non ricevono il latte materno: nei primi giorni dopo il parto il latte non può essere destinato altrimenti, e l’allevatore cerca sempre di usare l’eccesso produttivo di una vacca che ha appena partorito per gli altri vitelli, se non altro perchè il latte artificiale costa. In ogni caso, se le stalle italiane chiudono perchè non possono stare sul mercato, la concorrenza estera è pronta a sostituire i nostri allevamenti. Certe posizioni demagogiche e lontane dalla realtà sono deleterie perchè vorrebbero far credere che un animale in natura sia in una specie di Eden, mentre in realtà i bovini sottoposti alla vera pressione ambientale naturale vivono mediamente la metà di quelli allevati, con fame e malattie in abbondanza. O si rimpiangono forse le stallette del secolo scorso, piccole, buie e con gli animali permanentemente legati e nutriti con le foglie degli alberi? A quel tempo la bassa produzione era garantita! Il servizio del TG e disponibile a questo collegamento: http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/edizioni/ContentSet-9b6e0cba-4bef-4aef-8cf0-9f7f665b7dfb-tg1.htmlIl Tg1 serale di venerdì 20 maggio ha trasmesso un servizio dal titolo “allevamenti da incubo”. Si è parlato della produzione di latte in Italia intevistando il sig. Enrico Moriconi come presidente dell’Associazione Veterinari Salute Pubblica. Non si tratta di un’associazione istituzionalmente legata alla veterinaria pubblica, e già questo crea nell’ascoltatore una falsa percezione di autorevolezza. Quello che afferma è molto pittoresco: chiede agli allevatori di produrre meno. Ma tutti i veterinari che lavorano nelle aziende, tutti i colleghi “veri” della Sanità Pubblica, hanno fatto ogni sforzo in questi anni per salvaguardare il benessere degli animali, semplicemente perchè un animale che sta bene è anche un vantaggio per l’allevamento. Si è curata l’alimentazione, ma per soddisfare le esigenze nutrizionali e le caratteristiche del prodotti. Si ricorre alla fecondazione artificiale: questo ha permesso di ridurre radicalmente la trasmissione di patologie infettive. Non è vero che i vitelli non ricevono il latte materno: nei primi giorni dopo il parto il latte non può essere destinato altrimenti, e l’allevatore cerca sempre di usare l’eccesso produttivo di una vacca che ha appena partorito per gli altri vitelli, se non altro perchè il latte artificiale costa. In ogni caso, se le stalle italiane chiudono perchè non possono stare sul mercato, la concorrenza estera è pronta a sostituire i nostri allevamenti. Certe posizioni demagogiche e lontane dalla realtà sono deleterie perchè vorrebbero far credere che un animale in natura sia in una specie di Eden, mentre in realtà i bovini sottoposti alla vera pressione ambientale naturale vivono mediamente la metà di quelli allevati, con fame e malattie in abbondanza. O si rimpiangono forse le stallette del secolo scorso, piccole, buie e con gli animali permanentemente legati e nutriti con le foglie degli alberi? A quel tempo la bassa produzione era garantita! Il servizio del TG e disponibile a questo collegamento: http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/edizioni/ContentSet-9b6e0cba-4bef-4aef-8cf0-9f7f665b7dfb-tg1.html
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