Una nuova speculazione volteggia sulla professione: la vet-ambulanza.
Raccogliere animali o soccorrerli a domicilio diventa il nuovo business del pseudo-volontariato.
Non occorreva Nostradamus per capire che l’ambulanza veterinaria sarebbe diventata l’ennesimo affare in mano ai furbetti.
Lo dicemmo in tempi non sospetti, quando ancora ne aleggiava appena la previsone nel Codice della Strada, invitando a prevederne l’esclusiva per il medico veterinario, unica figura in grado di prestare soccorso medico o “misurare” la gravità delle situazioni.
Oggi molti colleghi da tutto il Paese ci segnalano lo spuntare come funghi di associazioni che si dedicano al trasporto di animali con i lampeggianti blu. Chiaramente non ci riferiamo ai veri amanti degli animali, ma a chi ci lucra. Manco a dirlo le iniziative sono sempre circondate dal favore di una stampa acritica, che le osanna come soluzioni salvifiche ed a costo zero.
Ai veterinari? Le briciole, se non un “arrivederci e grazie” o la puntuale denuncia, se tutto non fila per il verso giusto.
Il fiorire di iniziative lascia più di qualche legittimo dubbio. Molte sono gestite da sedicenti ONLUS, Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale, che certamente non sono state previste in origine dal legislatore per aggirare le disposizioni del fisco e della concorrenza, trasformando il libero mercato in una giungla senza regole. In molti casi lo sono diventate, quasi come enormi proiezioni di quegli accattoni che -nel loro piccolo-, provocano spesso la disapprovazione della società e la condanna delle autorità. Chiedono soldi ai cittadini con campagne mediatiche professionali e dai costi mastodontici, si muovono con specialisti del marketing e guru della comunicazione, in un limbo fiscale senza alcun controllo. Sovente intasano i tribunali con i più articolati pretesti per percepire il riconoscimento della costituzione di parte offesa.
Nulla conoscono -i cittadini in buona fede- del trattamento economico di chi le muove, degli interessi che possono spostare (magari appositamente finanziate da chi porta avanti speculazioni di segno opposto), di come assegnano e con quali criteri, prebende, incarichi e consulenze, di quanto si fanno pagare servizi e prestazioni professionali, spesso camuffati da rimbori spese di spostamento, farmaci, mangimi, magliette o altre voci che la fantasia partorisce con una fertilità degna della Dea Cerere.
Con queste premesse anche l’ambulanza veterinaria può rappresentare un ottimo investimento pubblicitario per un facoltoso donatore, senza tanti controlli della Finanza, che pure ha rilevato più di una volta qualche irregolarità nell’ambiente. Ignari e generosi cittadini mantengono “volontari” a vita. Eredità e lasciti finiscono per sostentare il sistema, anziché quegli animali sfortunati che stavano nelle intenzioni dei donatori. Per i quattro-zampe, invece, continue richieste di interventi e finanziamenti alle Istituzioni, agevolati dall’opinione pubblica favorevole-inconsapevole e dall’irresponsabilità di molti decisori, consci dell’apparente maggior risalto scaturito da queste iniziative, di quanto non “paghino” anziani, bambini o categorie svantaggiate. E le prestazioni sanitarie? Gratis…forse!
Beh, non vorremmo deludere qualcuno -finché ci crede- ma tocca precisare che qualsiasi struttura pubblica, quando con essa sono in essere le convenzioni per la cura (es. università, aziende sanitarie, centri di recupero istituzionali…), paga profumatamente i propri operatori, ovviamente a spese dei contribuenti. Ai liberi professionisti viene viceversa molto spesso richiesta la prestazione per pura “solidarietà” o sono assunti con le modalità classiche della “falsa-partita-iva”. Sono altrimenti chiamati ad operare in ambulatori delle stesse associazioni, ancora finanziati da denaro pubblico ed ancora esentati da quelle norme fiscali, di pubblicità e di concorrenza, che tutti gli altri contribuenti sono tenuti a rispettare.
Ovviamente il soccorso degli animali, che dovrebbe essere comunque una prerogativa esclusiva del proprietario e non dello Stato (che già prevede mezzi e strutture per i selvatici, come il CFS ecc.), diventa una nuova fonte di introito e l’ennesimo motivo che giustifica il permanere dell’anomalia degli animali senza padrone e dell’irresponsabilità nei confronti della riproduzione incontrollata.
Chi valuterà poi l’urgenza dell’intervento, che per il codice della strada giustifica la trasgressione dei limiti e delle regole della circolazione? Ci prepariamo a notizie di coinvolgimento di altri utenti della strada, in nome di “impressioni” del volontario di turno?
Ci auguriamo proprio di no.
Angelo Troi Segretario SIVeLP
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