05/08/2015 Editoriali1 Minuti

Ricetta elettronica. Non decolla in umana, perché in veterinaria?

Sivelp

1280px-RICETTA_MEDICALa ricetta elettronica è uno strumento che, nel caso della sanità umana, può ridurre i costi e controllare la spesa. Ma che senso ha nella sanità veterinaria?

Se già i dati sono deludenti (i medici prescrivono in digitale una ricetta su dieci) non avrebbe veramente alcun senso volerla imporre ai veterinari.

  1. I veterinari liberi professionisti non sono pagati dallo Stato quando prescrivono, a differenza dei medici del SSN: i costi moltiplicati (tempo e tecnologia digitale) di compilazione della ricetta andrebbero ineviabilmente a ricadere sulla prestazione al cliente;
  2. ciò che i veterinari prescrivono non viene pagato dalla mutua;
  3. il meccanismo di creazione del database per la ricetta elettronica veterinaria è enormemente complesso e oneroso;
  4. i dati raccolti sarebbero ugualmente dati inesatti perché la ricetta non corrisponde automaticamente all’acquisto;
  5. quanto è sensato creare costose banche dati pubbliche per animali da compagnia quando la spesa sanitaria è soggetta a continue spending review per ragioni di sostenibilità

Se si vuole realmente tracciare il farmaco, si può farlo semplicemente raccogliendo i dati elettronici dai documenti di trasporto dei distributori, senza complicare la vita a proprietari e veterinari liberi professionisti. Si può anche prevedere l’affiancamento su base volontaria di un formato digitale o pec, come primo passo di uno snellimento della ricetta, se le autostrade digitali ne supporteranno il carico di dati.

Prima di costruire l’ennesimo carrozzone inutile della sanità sarebbe bene conteggiare costi e benefici.

Angelo Troi ­ SIVeLP