Ricetta elettronica. Non decolla in umana, perché in veterinaria?
La ricetta elettronica è uno strumento che, nel caso della sanità umana, può ridurre i costi e controllare la spesa. Ma che senso ha nella sanità veterinaria?
Se già i dati sono deludenti (i medici prescrivono in digitale una ricetta su dieci) non avrebbe veramente alcun senso volerla imporre ai veterinari.
- I veterinari liberi professionisti non sono pagati dallo Stato quando prescrivono, a differenza dei medici del SSN: i costi moltiplicati (tempo e tecnologia digitale) di compilazione della ricetta andrebbero ineviabilmente a ricadere sulla prestazione al cliente;
- ciò che i veterinari prescrivono non viene pagato dalla mutua;
- il meccanismo di creazione del database per la ricetta elettronica veterinaria è enormemente complesso e oneroso;
- i dati raccolti sarebbero ugualmente dati inesatti perché la ricetta non corrisponde automaticamente all’acquisto;
- quanto è sensato creare costose banche dati pubbliche per animali da compagnia quando la spesa sanitaria è soggetta a continue spending review per ragioni di sostenibilità
Se si vuole realmente tracciare il farmaco, si può farlo semplicemente raccogliendo i dati elettronici dai documenti di trasporto dei distributori, senza complicare la vita a proprietari e veterinari liberi professionisti. Si può anche prevedere l’affiancamento su base volontaria di un formato digitale o pec, come primo passo di uno snellimento della ricetta, se le autostrade digitali ne supporteranno il carico di dati.
Prima di costruire l’ennesimo carrozzone inutile della sanità sarebbe bene conteggiare costi e benefici.
Angelo Troi SIVeLP
Fa bene il Sindacato ad essere preoccupato. Il 99% dei veterinari italiani non hanno idea di che pazzie si stanno preparando per loro a Teramo e Cuneo, che tra l’altro giocano in competizione tra di loro, non per chi fa qualcosa di buono, ma per chi riesce prima degli altri ad ottenere il predominio sull’iniziativa, tutto sulla pelle dei liberi professionisti..
La sproporzione è evidente. Si vuol passare alla veterinaria un sistema studiato per l’umana dove chi prescrive è pagato dallo Stato per farlo ( anche se perde tempo) e le prescrizioni sono rimborsate dal Sistema Sanitario. Nulla a che vedere con la veterinaria.